Sfuma l'idea di esser rigidi e austeri
non è così che si guida la barca
tutti i concetti ci sono stranieri
se ci costringono in una cerchia
accetta di essere uomo arlecchino
e non devi far altro che esser te
stesso
per vedere gli approdi di questo
destino
che con tale accortezza, cade meno in
basso
e si rosica meno, raschiando il pattume
dei bassifondi dell'ingiustizia
or si eleva da essi un nuovo lume
che ti consente autonoma grazia
ci sono vittorie che aiutano a vincere
altre ti spalmano dritto nel muro
e può solo evitarlo il pensiero del
tingere
della bile passata il palazzo futuro
non ti preme battaglia, dopo tanti
tormenti
e vorresti adagiarti sul terreno erboso
estraendo pagliuzze di residui talenti
contemplando realtà da un contesto
pacioso
non ti sembra ti spetti di bardare la
penna
che ora sappia parlare e cavalchi più
ardita
tra le genti più scabre, sempre ritta
l'antenna
a captare ogni moto della nube infinita
ma il contesto ti vuole, a tal ruolo ti
sprona
non si dica mai "chi te l'ha fatto
fare?"
se il dolore altrimenti giammai mi
abbandona
ma nemmeno la vita voglio abbandonare
noi crediamo insinceri di poter evitare
di affrontare il disagio politicamente
ma se ancor nella nicchia ci possiamo
adagiare
essa vien logorata incessantemente
aspettano intonsi i libri di storia
bramosi a che occhio alacre li studi
ma ormai stanca è la mente, e la
voglia primaria
è di dare un buon esito a quello che
sudi
ci vorrebbe quel prato contemplativo
a concedere quieto di applicarsi a un
soggetto
un bel fatto recente, o risorto tardivo
per l'artistica penna di un poeta
folletto
percepisco io invece una direttrice
una forza profonda che sgorga dal petto
che vuol dare all'attore e all'attrice
di domani altro palco, con più solido
assetto
troppo instabili siamo per dipingere
quadri
non vogliamo applicare macchie sgarbate
scivolando o temendo come fossimo ladri
o cadessimo vittime di guerre mancate
combattiamole allora, con quel che
possiamo
se abbiam perso il fiore della gioventù
sarà cuore d'autunno, cui ti odio e ti
amo
sol di questo saprai la virtù
da diversi solstizi già lo sapemmo
che sarebbe stata una malacopia
la vita nostra – e di quel che
perdemmo
solo abbiamo cantato, ne abbiam preso
nota
non è questo il motivo per rifiutare
di risorgere quel che è possibile
ancora
ciò che non riusciremo, potrà bene
insegnare
ed il tempo è la nostra dimora
sembra grande e più grande la scena
totale
che pellicola nostra non regga
ma il pensier di poterla girare
e che un dio di buon occhio la vegga...
taglieremo gli scarti, è normale
non mancarono ai capolavori,
non ti tirino giù di morale,
è una scoria già il mondo là fuori
non è morta la minaccia più grande
sempre rode e muggisce sul fondo
come un morbo divora e si espande
e diventa sostanza del mondo
non si aspettino ch'io dica altro
preferisco tacer, ma non mento
se ora scordo battute sul palco
mi si dia qualche suggerimento
se siam fatti per l'improvvisazione
quando langue o scompare la meta
d'improvviso mozziamo il copione
sembra fine più lieta