Islanda
mercoledì 26 aprile 2017
Fuggon le altezze di un nuovo mito
Nelle fattezze di questo intrico
non si può dir che spina sia vana
fuggon le altezze di un nuovo mito
cerca la storia una nuova vena
così non c'è nulla, nella mia vita
che non si adatti a snodar la tresca
della vicenda, lunga, infinita
devo sviare e cader nell'esca
però le pecche dell'ignoranza
sai quante cause han portato a fallire
ma anche l'istinto vuol la sua danza
vuole godere, giocare, agire
antichi poemi mostrano a noi
genti e una storia così idealizzata...
mai non raggiunsero travagli d'eroi
i picchi di una vera giornata
un mondo più semplice, quieto idealismo
gente che parla bene e s'intende
non han conosciuto il mio nichilismo
ispirato dalle nature orrende
sì degli uomini, che non si capisce
se sia la modernità a rovinare
o la natura che sempre tradisce
squallida e gretta ogni bell'ideale
e loro eran belli, abili, astuti
avevan la foggia di semidei
di stirpe nobile, ricchi di aiuti
eran ben lungi dall'uomo che sei
e non portavano nuovi concetti
ma sostenuti dalla tradizione
fulgidi agivano ed erano eletti
a sostenere ogni situazione
par che io debba ora risvegliare
un mondo antico - e perfezionarlo
quando ho il problema di non affondare
ormai deragliato dal mio binario
mi manca tutto e lo devo donare
e la sapienza mia è lacunosa
possibile possa rivoluzionare
il mondo persona guasta e corrosa?
con un'immagine ormai compromessa
da un'apparenza atroce e insolente
quel che nel petto mi ammazza
sol si riscatta nella mia mente...
In memoria dei falsi idoli
Uccidere una vita
perché non è stata normale
significa idolatrare la normalità
ma la vita di chi non è normale
è una lotta per diventare legge
e quindi 'norma'.
La cultura dominante è certo quella
della classe dominante
che toglie le linfe a quelle avversarie
lasciando affamati i loro solchi emotivi.
La felicità dunque è la
normalità che ci manca
non vicecersa.
Conserva la tua altitudine
e portala a trionfo
non sarai felice come un mediocre
che ha usurpato un trono che
non merita, ed il suo residuo
di infelicità deve alla propria
incapacità.
mercoledì 19 aprile 2017
Nel giunto
Non so che tono usare
per denunciare la tua costanza
forza che eterna mi vuole braccare
intellettiva distanza
Io non conobbi gradualità
nel rilanciar l'ambizione
attender che il cuore poggiasse qua e là
su una gratificazione
quanti egoismi devi sfondare
forse che sia prioritario
punirli tutti con fiero dolore
acché si volgano all'incontrario?
Che dopo il trauma debban capire
che solo insieme si marcia
verso il palazzo da costruire
mentre io reggo la torcia
mi sento dire sempre e comunque
candide le stesse cose
frasi dall'uomo qualunque:
spine e non rose
mentre di gioia toccan gli eccessi
sereni nella marmaglia
tosti rifilano assurdi processi
a un tizio della mia taglia
potessi usar legge del taglione
credo, non avrei pietà
per chi mortifica senza ragione
e invoca diritti e più libertà
Hai costruito nella teoria
ciò di cui primo dovevi giovare
ma gioventù non fu mia
me la dovetti sognare
ora si tratta di far cose turche
per impostare un rivolgimento
che certo non merita anima turpe:
solo il mio risentimento
io non capisco se tengo la forza
giuro che qui non la sento
cieco avvicino la morsa
cauto, a rilento
possibile che non ti plachi -
e mai non l'affronto con flemma -
tu che nel cuore mi bachi:
eterno dilemma?
Non mi consenti di spedir l'energie
fulgide verso un sol punto
se due le strade son mie,
vivo nel giunto
chiedo una pace che non arriva
nicchie son sterili e tumultuose
acre è l'aria che tira
niente correnti amorose
par che soltanto nel dopoguerra
io possa riavere il maltolto
rompere l'effetto serra
fare fluire il mar morto
ma non capisci chi ti debba seguire
dato che questo scenario
ha un solo attore, e quel che ha da dire
a noi non sembra primario
possiamo esserne affascinati
ma più ne abbiamo paura
potrebbero esserne più interessati
gli agenti della questura
Anche il demone della cultura
ha ormai stancato la sfida
c'è oramai troppa sozzura
io ogni libro come in ogni strada
e la gerarchia da creare
vede scombussolamento
di tutto il tessuto internazionale
per metterne uno devi toglierne cento
quanto al potere, ne hai meno di zero
trattasi di conquistarlo
ma non so quanto parli sincero
il lusinghiero suo tarlo
forse che là sul torrione non sia
sol vento gelido e morsa interiore,
governo anemico dopo la via
percorsa dallo scrittore?
In questo limbo sono stato assunto:
vivo nel giunto.
sabato 8 aprile 2017
Lurido presente
L'albero trasuda
linfa velenosa
dai buchi improvvisi
strali di stoltezza
di mondo moderno
boati e scorie umane
si insinuano tra musica immortale
sacre aspirazioni
travagli d'eroi
fugaci sogni di felicità
tra bellezze non tue
nella festa paesana
la linfa brucia
per gli occhi dei nemici
incomprensivi
del tuo universo
e il rimpianto di un amore umanitario
di un legame popolare
le macchie stridono
lungo tutto il percorso
nell'eternità
e si chiamano sempre 'apparenze'
una scelta
sprovveduta
ha ipotecato
decenni di buchi
al cuore del futuro
sforzi vani di gioventù
fanno sentire i loro vuoti empirici
per sempre
gabbie feroci sprecarono
una potenza inaudita
la crudeltà di ieri
viene inquadrata soltanto oggi
tutto il lurido presente vuole
l'apoteosi della mediocrità
ed è mortale nemico
degli araldi & artefici
del futuro
e non finirà
trascinerai conflitti biologici
pulsioni di vitamorte
dentro te
ed un viaggio ancor lungo
tra non molto non ci saranno più cornici
adeguate a racchiudere quadri
Spera tu ancor che la penna
Spera tu ancor che la penna trascini
stanca il tuo braccio a vuotare la sacca
quando l'amaro dei nostri destini
da tempo è noto anche a mente distratta
il fato mio, sì, e quello d'un mondo
di menti ignobili e disfattiste,
stilano - i versi di un genio iracondo
la vanità delle sue conquiste
guarda tu i giovani, gli adulti ed i vecchi
vedi mostrare profani
pigre virtù e assai fieri difetti
apatici, stolti, villani
ché se non v'è conoscenza e giustizia,
nella mia mente e regnante nel cosmo
non giunge ombra di vera letizia
nel cuore mio - tutt'al più del sarcasmo
molti mi vedono spirito antico
chi mai ti trasse nell'etico regno?
Perché nella bolgia quaggiù ritornasse
con il perfetto disegno...
perde esso innumerevoli tratti
perché osservando gli oggetti scolpisci
tutti i concetti - e si diventa matti
son troppi e più non ne esci
mentre i passivi se la passano assai
e sono attivi laddove è sereno
dinanzi allo scibile non mi fermai
ed all'ingiusto volli mettere un freno
ma se ne viene solo travolti
dall'uno e dall'altro - come se Dio
fosse un demonio, che tramite i molti
esprime il suo credo e violenta il mio
ma l'apatia non funziona per te
è qualità naturale
sempre quel mondo subisci perché
più non lo stai a contrastare
invano cerchi una nicchia anche tu
invano di non pensare
invano cerchi l'amore quaggiù
però ci devi restare
prenditi il tempo della tua vita
e i soli limiti della biologia,
per quanto breve essa sia
basterà a cogliere la tua pepita
cosa comprarci non lo saprai
non è la pietra filosofale
forse la spada di un samurai
parlavi di un sogno imperiale...
la distruzione più selettiva
l'alba dell'ultima guerra
la soluzione definitiva
il paradiso in terra
ed il percorso prosegue perché
non ho la palla di vetro
quelle ai miei piedi son piombo ma c'è
sempre qualcosa di dietro
io lo scoprii un po' alla volta, ma tu
caro pionier di domani
spingi più forte, guarda più su
afferralo con le tue mani.
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