Persi nei vortici delle nostre vite
ci urtiamo assai più per mera incoscienza
inseguendo gli oggetti della nostra sete
dimentichi presto dell'altrui esistenza
Se sei guasto è difficile tenersi gioviale
ci riesce uno su molte migliaia
antipatiche anche quando brilla il sole
e pronte a scalciarti – correndo – la ghiaia
I migliori amici si parlano dietro
e si odian segreti, e si gettan malocchio
i pensieri reciproci son tempeste di vetro
pronti a rendersi, un giorno, occhio per occhio
È stanchezza
a ritrarci dalle bolge guerresche
dal taglio perverso della rivalità
preferiamo gustarci le gioie infuneste
ancor accessibili tra losche città
Il piacer d'un contatto che non sembri falso
va bene se amico, meglio se d'altro sesso
voglia di prevalere, ansia d'esser prevalso
stingono nella nicchia di un breve possesso
Scivolando noi tutti sui lati più scabri
che
ci rendono odiosi un per l'altro
noi
viviamo per l'oggi, e alle colpe dei padri
assommiamo
le nostre, senz'altro
Intuiam
che le nicchie saran sempre meno
dove
fiato maligno ancor non ci tocca
dove
non ci sia polvere o qualcosa di alieno
a
guastarci improvviso la bocca
Ma
nessun può da solo sfidare l'andazzo
s'innamora
di visi ancora incorrotti
li
disprezza: appartengono a persone imbelli...
ma
dio quanto son dolci quegli occhi!
Se
di questo partecipo, e so che lo avversai
per
decenni – io riesco a serbar la speranza
presago
del male che paventai
or
come tutti, lo tengo a distanza.
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