In qual intrichi d’inferno non sanno
di condannare l’uomo migliore
mai e poi mai collaboreranno
a dare alla vita il dovuto splendore
lui che m’esplora sì crudelmente
d’un altro rapporto voglio giovare
tra me e il mondo circostante
stessa o peggiore sorte toccò
pria li costrinse in sabbie mobili
poi li distrusse e li disonorò
misero l’animo, svuota possente
le speranze che ancor ci tengono in moto
fautore d’ogni tasto dolente
costante, nera disperazione,
già se soltanto nella mia testa
la posso mettere in discussione?
d’impenetrabile stupidità
e alcun riscatto nel tuo futuro
vero alle porte si mostrerà
dilaniante noia, noioso dilanio
negli stessi luoghi sempre ritorni
e in tutti sei un estraneo
oppure farlo: non cambia niente
sorte è segnata – arrabattarsi
per ottenere una morte vivente
con un consiglio - ipocritamente
persino gli stolti, che a questa danza
rinuncerebbero immediatamente
stan nel cotone, e ad alcuni dispiace
sentir che intero nella tua bocca
il pessimismo rigiace
ti sforzi di opporre a ciò che è più forte
ad addolcire lo scabro suono
che stride dietro tutte le porte
d’uom che dispera, poi si riprende
e sulla carta copia ed incolla
i suoi dilemmi – e in tal modo li stende
erompere come un interno tiranno
e gridar forte, più neri dei merli
la loro beffa e il loro danno.
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