Obblia la mente, a salvaguardarsi
or dalle sponde scabre della Terra
che vede qui e là moltiplicarsi
ma gli occhi per intero non li serra
E allor la luce flette ciò che è guasto
malato, storpio, ingiusto, vile, stolto
dentro di lui - glielo dona in pasto:
lui che a sanarlo già teneva molto
Forza non v'è, né posizion sublime
da cui, residua, una motivazione
possa tentar di ritornar in rime
la grezza prosa ch'è sul tabellone
Suoni molesti, squallida materia
dovunque la stortura del pensiero
fan disperare la persona seria:
non può salvar la parte, né l'intero
Astuto serpeggiare ancora puoi
al corpo tuo servar priorità
ma nella mischia qui, tra mille buoi
fors'uno se ne salva per metà
Il male odierno affonda le radici
in strati di terreno mai sanati
né rende onor l'aver tanti nemici
ma sol l'esser sepolti e condannati
Se tutto ti abbandona, fai l'occhietto
al vento che ti può portar lontano
da questa melma, da un destino inetto
di buone carte avere nuova mano
Già sembra così tardi, e in parte è vero
ma la barca di tutti sta affondando
sicché qui prima o poi sarà ben chiaro
che le giuste bandiere non stiamo sventolando
Fino ad allor galleggia, e tessi l'essenziale
ciò che non è possibile abbandona
sguazza su belle isole, disperse in mezzo al male
e senti qui il futuro che risuona...
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