La gente violenta e
calpesta
senza manco rendersene
conto,
e quando se ne rende
conto, lo fa lo stesso.
Discrimina al contrario e
offende i giusti,
nega l'ascolto, il
compromesso e la riconciliazione.
La vita è crudele con le
persone intelligenti
e chi ha vissuto in un
mondo più umano
è confortato all'idea di
restarci,
tanto che si tiene a
distanza da un pensiero "duro",
ma dovrebbe mescolarsi col
male, sentirlo,
mettere in dubbio se
stesso e i "valori" in cui ha creduto,
molto variabili con la
crescita dell'esperienza,
che ti rende più giusto.
Io l'ho fatto.
E
chi non conosce
il male ne parla a sproposito.
Ma lui dice: "mi fido
molto di più della mia
sensibilità che non della
mia ragione
e se la prima ha reagito
male vuol dire
che proprio non mi
appartengono,
la ragione non ci ha messo
bocca."
Io rispondo che bisogna
prima trovarsi
in panni diversi per dire
che un pensiero,
un concetto, un desiderio,
una reazione, un atto,
non ti appartengono. Ma
mescolarsi col male
non significa essere
cattivi, bensì coraggiosi.
Se sei cattivo, ti serve
meno coraggio.
E lui: Io non mi mescolo
con niente e con
nessuno a meno che la mia
sensibilità
non mi suggerisca di
farlo...
E io: allora hai una
sensibilità difettiva
e non puoi essere giusto.
Comunque il tuo ultimo
messaggio, nel caso
non lo sapessi, esprime il
principio del razzismo.
E lui: sarà difettiva?
Difettata? Boh, però mi fido.
E io: non si può
diffidare della propria sensibilità,
perché a farlo dovrebbe
essere una metasensibilità,
ossia una sensibilità più
vasta.
Ma la criminalità di una
persona è definita dai limiti
oggettivi della sua
sensibilità: essa determina i danni
che costui è in grado di
fare.
Silenzio.
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