Islanda

Islanda
arcobaleno sotto la cascata di Skogafoss in Islanda

martedì 31 maggio 2016

Di nuovo un uccello


Quanto laggiù devi scendere ai rospi
perché il dolore si arresti?
Quanto devi esserne più distaccato
per non venirne inghiottito?

Non s'addice alla rima la marcia del rospo
cieco tra fossati di cui non sa sbocchi
più s'adatta a una prosa circospetta
ed esplori dunque....

trangugiasti ogni cosa
la pastura di questa realtà
trucioli di ogni tempera, viva e dipinta
li sciogliesti con la saliva e il risultato aveva il colore
e il sapore del fango della strada

ecco un centro vivente di raccolta differenziata
da questi elementi noi dobbiamo
rifare il mondo

non mi stupisce che sia difficile saltare
sebbene anche tu fosti agile
in gioventù
e non disdegnasti, ed esagerasti
di sguazzare in pozzanghere e guadi

e lì si trovava di tutto, vi eran residui di ataviche guerre
vi erano scontri con bestie appuntite

quanto seminasti orbene....
ma meglio...quanto fosti seminato...

vuoi trascurare il grande raccolto?
Vuoi vomitare anzitempo?
Vuoi solidificare appesantito
per restituire agli insetti
i veleni dei loro morsi?

Non senti che nulla fu casuale, nella struttura di questi
sentieri? E non hai visto quanta luce, giunga anche qui?
C'è il sole, ci sono lucciole che si confondono, con le stelle
e queste son ferme, mentre quelle si muovono...
e gli uccelli ti portano informazioni, da lande lontane
il tuo canto, sgradevole a molti, può esser concerto
a chi lo sappia intendere...
e puoi mimetizzarti e saltare, goffamente

era forse sbagliato, allora, farsi rospo?

Eppure aquila, leone, e carne d'agnello
erano nel suo carattere, conservati
ed acerbi...

allora vollero agire, dispiegare la vista acuta, ali per l'audacia ed artigli per la lotta,
ed ingenua tenerezza avvolta di cinica crudeltà
imperioso orgoglio nelle squallide vesti
nelle bieche apparenze...

si confuse il testo, con il contesto....
poiché altri non sono centri
di raccolta differenziata
non sono chirurghi artisti
e restauratori di antichi splendori

L'Occhio del peggiore degli esseri umani
ti rese il peggiore degli animali
poiché tu lo feristi, con le tue sentenze
temerarie dal guado,
rabbiose nel grido

di un economista barbone

demolisti un mondo
profondo
nella sua superficialità

e quello rispose la sua turpe vendetta

Impresse, quell'occhio
uno stampo tremendo in te
e ora il tuo cervello vede e sente
secondo quella forma a-priori

così non può amare, senza tagliarsi
e storcere il naso a sé stesso
non può odiare senza essere barbone assassino
non può vincere senza essere perdente
quando la sua anima e il suo percorso dicono
che non può perdere senza essere vincente

non avesti il tempo di decantazione dei tuoi antenati

fare filosofia nel terzo millennio
è qualcosa che – richiederebbe un millennio
e un terrazzo di privilegio
da un castello principesco

tale non fu – sicché
un ruolo era scritto
e una sceneggiatura
di cui voglio veder l'ultimo atto

quanto disordine dovette essere compensato
da un'anima ordinatrice
quale puro spirito, poté reggere
tanta contaminazione

ora mi sento un Pappagallo
ma posso essere qualunque cosa.


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