Qui lacero nel turbine ormai bramo
che presto tutto quanto sia finito
ma intendo realizzare ciò che amo
e Giustizia non si dona al convertito
a fede rinunciataria e deferente
pigra di chi si mette nelle mani
di qualche moda o Dio onnipotente
la gloria è solamente dei Titani
lanciavo rime a chieder comprensione
di verità celate a tanti stolti
merita questo truce delusione
vile è ciò che vuol essere di molti
e ancora basta con l'ipocrisia
d'indirizzar parole ad un fratello
postumo – che ritrovi l'armonia
sappia coglier il vero, il giusto, il
bello
con le parole tu vuoi dominare
imprimere un sigillo sopra un mondo
sì quello dei concetti ed il reale
ed essere ammirato senza fondo
tu vuoi far sanguinare l'universo
di biechi loschi e odiosi tuoi nemici
fottere come un satiro perverso
tutte le viole ed ispirar le attrici
tu vuoi sancire obblighi e divieti
decidere cos'è la Libertà:
la tua di avere 100 e 110
se solo corrisponde a volontà
finisce si la tua dove l'altrui
comincia: così era nel Vecchio Mondo
ma tanto sbilanciata fu che noi
vogliamo ribaltarci a tutto tondo
vuoi essere altresì senza difetti
ponendo che ogni umana perfezione
agisca realizzando i tuoi progetti
avendo tu arruolato uno squadrone
e ciò che ti turbava immensamente
violando un equilibrio già precario
s'infranga sopra acciaio che non sente
e vince come quieto corollario
però noi siamo ancora in questo limbo
a ragionar dilemmi senza fine
l'inchiostro dei contrari in cui mi
intingo
invalida la veste mia sublime
ad ogni ruolo pieno ed unitario
che non sia quel filosofo che cerca
la chiave del problema umanitario
e vuol mandare in porto questa barca
e pesa e non finiscono le lame
se un uomo – suddiviso in dieci parti
per una è buono, le altre nove infame
e tu vi poni dieci controparti
se l'arte più diffusa è di evitare
il fiato e il taglio di ciò che non
garba
letizia è la virtù del disertore
a dire il vero quella più codarda
si peccano di analisi maldestre
irruente, abborracciate gli esponenti
di tutte le sinistre-centro-destre
e fanno sanguinosi esperimenti
ognun dice la sua e sa che ferisce
però non coglie mai fino a qual punto
danneggia il prato che tutto marcisce
credendosene certo un raro giunco
presume l'innocenza: donna, uomo,
vecchio, bambino, senza ricordarsi
mai alcun precetto di perdono
né che sia mai disposto a confessarsi
ma di chi ci fidiamo noi, dei preti?
Dicemmo: vogliam essere titani
ed unica quell'alba che ci allieti
ci veda con il fuoco nelle mani.
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