Piglia il lombrico quel che
più l'appaga
fiero s'allunga e ostenta il
suo vigore
poi s'arronciglia – umil
della saga
appena lo calpestan nel
dolore
sporco vigliacco, squallido
egoista
lui che mitraglia a zero per
sfogarsi
su ciò che è innocente o è
merce mista
anziché nel tormento
amministrarsi
lui che invece giammai avea
colpito
se non nell'apparenza -
fuori segno
viene additato a massimo
fallito
che si rifà chiamando il
mondo "indegno"
chi è causa del suo mal,
indica gli altri
chi non ha colpa alcuna,
gliele danno
mostri sono protetti dagli
assalti
angeli sono esposti ad ogni
danno
chi commise omicidi
identitari
se ne sta avulso e intatto
nell'onore
chi invece vuol distruggere
i falsari
è condannato a bieco
malfattore
giusta vendetta è tinta
d'infamia
orrito torto rincara la dose
facile sbrocco con cui
l'empio s'insinua
e appone su te sigillo
inferiore
l'acido bruci questo cancro
bastardo
mille le vasche di cui
gioverò
quando – dio voglia –
riuscirò a farmi largo
contro quel verme che mi
ammazzò
spade di Damocle minacciano
i giusti
intrappolati in angusti
sentieri
per quanto tu li avveleni e
li frusti
vedran domani ciò che
persero ieri
centuplicato dagli interessi
se l'apparenza tua ha
dominato
per secoli accumulando
possessi
ed infierendo sul
predestinato
a rimetter per sempre le
cose a posto
la sua teoria proiettare sul
cosmo
avanzo per gradi, la legna
accatasto
sarà immanente il mio
nichilismo.
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