Islanda

Islanda
arcobaleno sotto la cascata di Skogafoss in Islanda

lunedì 31 dicembre 2018

Non più gli uomini


Linea mortale chiama
quando passata era
a viver nella lama
verso nuova frontiera

presago del terrore
edulcorato invano
odioso è anche l'amore
nell'antro del titano

pretendi il tuo tributo
messaggio prodigioso
succhiami nell'imbuto
ad esser più succoso

non lascerai nemmeno
briciole ancor tardive
vita: per te mi sveno
gravido d'avvenire

forse nemmeno lui
sarà di gioia intinto
gloria sarà d'altrui
e l'affermato istinto

tetra sarà vergogna
vespe saran pungenti
chi nuova vita sogna
impari le sorgenti

delle acque nere intorno
disparse in tutto il mondo
quei che sarà crudele
e vecchio il nuovo giorno

i lati del castello
come tenere in piedi
vuole il frutto più bello
che tutto il resto anneghi

e triturar la mole
dell'universo in te
neanche tu fossi un sole
t'ucciderà, ahimè

or la domanda è chiara
puoi tu sottrarti a questo?
Non t'è vita più cara
di qualche testo?

Ma solamente altrove
dettata dal mio genio
potrà aver linee nuove
le sono ancora estraneo

e come tal mi teme
mi storce preconcetta
sono di un altro seme
la voglio più perfetta

sicché si nega a me
anche nel rudimento
rude mi tratta ahimè
in ogni momento

tutto ciò che mi è amico
così è stato trattato
sino dal mondo antico
ma non è più scontato

infatti sempiterna
sarà l'innovazione
mia – che la causa esterna
toglie dal tabellone

non saran più gli uomini
a gestir quelli strani
ci saran luoghi sacri
intonsi dai profani.

Gelida astrazione


Sei stanco di poetiche rivalse
per vita guasta cui tutto mancò
servire il tuo rancor in mille salse
al prossimo che infame ti attorniò

Fino a che a giudicar ci saran storpi
e in essi cercherai soddisfazione
dei tuoi bisogni – i sogni saran morti
braccati in una gelida astrazione

Ma come puoi sperar che solitario
tu possa esser felice ugualmente
facendo in modo che non sia primario
ciò che può provenir sol dalla gente?

E nuovo ancor s'inerpica il pensiero
sì teso a conquistar verità nuove
per esse già mi sento più leggero
di tutto ciò che di pesante piove

Che forse il raggiungere la vetta
sia l'unica sublime tua vendetta?

Che il modo per uscire dallo scacco
sia solo il verticale tuo distacco?

L'ingenuo rotolar nella fanghiglia
non possa lucidar mai questa biglia?

Ma hai sentito il gelo nelle vene
quel vuoto che si prende a mani piene...

nel solingo vagar per la foresta
e il lugubre rimpianto di una festa...

che si era rivelata però aliena
quando tu camminavi sulla scena...

e mai ti aveva dato vera gioia
ma il pendolo sever tra pena e noia...

...di trarre conclusioni non mi sento
ne posso esser deluso, ma non mento.


mercoledì 26 dicembre 2018

Ancora accesa


Giustizia, sei troppo difficile
m'appiglio a tutto per giungere a te
dal piglio più aggressivo a quel più docile
richiedi - e manca sempre un nonsoché

mi muovo solitario in queste nebbie
non che la compagnia poi le disperda
ma affinché il futuro non ci perda
bisogna calpestar tutte le sabbie

che ti possano dare informazioni
portarti a una visione sì lampante
e chiara da esaurire le ragioni
che possano intuir nuovo tornante.

Io sento ancor nelle tre dimensioni
quanto possa essere esteso già il discorso
manco di forze - e anche se mi sproni
tu senso del dover, mi trovi bolso

eppur so che la vita è ancora lunga
ed io son pronto a prenderne una fetta
sì buona e inebriante che mi funga
da viatico per la seconda vetta

pazienza è allora quel che chiede adesso
l'impresa al corpo, il corpo sì all''impresa
astuzia e più maturo compromesso
ma san che la scintilla è ancora accesa.


venerdì 14 dicembre 2018

Ed ancor sublimando


Di lucida prontezza eri carente
tu mille volte – sul sentiero ingrato
a prender posizione sufficiente
a ben sventare l'ingiustificato

ossia l'orrida, bieca affermazione
di chi, valendo poco, molto prende
e i postumi dell'elaborazione
del torto stanno a noi – in ore tremende

difficile spiegar del virtuoso
la sua tendenza a sopravalutare
il prossimo che sordido, vizioso
la sua zampona sol vuole insinuare

su buona merce, senza pagar nulla
o nel tuo cuore a imprimervi un affondo
e mentre nella gioia si trastulla
ti porti tu il tormento per il mondo

s'aggiunge poi frequente debolezza
dovuta spesso a dei logoramenti
ad impedir che postuma saggezza
rimetta al loro posto i delinquenti

oppur la posizione impossibile
da cui vendetta è controproducente
ma volontà del giusto – irriducibile
sopporta nell'ennesimo tornante

il suo fardello – ed ancor sublimando
in lettere l'intrinseco dolore
sì della vita, generalizzando
si fa d'essa principio redentore.
 

lunedì 3 dicembre 2018

Tra la feccia con agile moto


Sui terreni allo sbando, dissestati, funesti
inciampo alle pietre della poesia
il bramoso cercar degli onesti
fa che per ogni perdita, una sia mia

ora sai, che talvolta non puoi guarire
la memoria accorrendone tutti i cantoni
sommergendola invece, con un dolce sentire
nel presente progresso che al domani ti sproni

con un colpo di reni devi ben rafforzarti
meglio ancora nel corpo che nell'anima afflitta
da miglior posizione potrai poi valutarti
se terrai questa barca diritta

ma il naufragio intinge di pitture nerastre
ogni tua fantasia di passato e futuro
ne escon sempre cattive minestre
che rigetti indignato davvero

non hai perso del tutto, ora limita il danno
anziché denunciar le cattive intenzioni
la miseria del prossimo, che ti mette in affanno
la vanifichi meglio con provvide azioni

impeccabile nota, con cinico accento
prendi dentro di te di chi tosto egli sia
ma sottraiti al suo lurido vento
o rotolerai fragile lungo la via

devi rendere più indipendente
la tua felicità da quello che odi
pigliala pronta da un altro frangente
di cui più ti piacciano il contesto ed i modi

instancabile lima deve ben consumare
ogni tuo residuo, oggettivo difetto
quanto ai pregi che non sanno apprezzare
non mostrarglieli, dalli a uno spirito eletto

il fatto che al mondo si salvi ben poco
non è il vero problema, ma saper navigare
tra la feccia con agile moto
e puntar ciò che merita amore

imparare a distinguere la virtù apparente
su cui non è lecito mai appoggiarsi
è il tuo viatico a una vita vincente
o almeno, a non disintegrarsi.