I
E la liberazione fu apparenza
ostile ancora la normalità
stenta ad accogliermi in una qualche
stanza
sospetta è sempre la genialità
e nella confusione generale
quei bei concetti, lungi accarezzati
non li sapevo già padroneggiare
l'intuito li può volgere in afflati
ma quando sei partito in solitaria
fuga verso la vetta tanto ambita
non sai su qual terreno o in quale aria
ti troverai tu lungo la salita
sbanderai mille volte, ed altrettante
entro nebbie straniere sarai perso
e produrrai pensiero balbettante
sembrerà vacuo ciò che era sì denso
sfigurerai financo alla saggezza
più alta – devi essere più accorto
e per giungere fino a quell'altezza
non basta un braccio frettoloso e corto
ma questo già - pareva che bastasse
a prendersi buona fetta di vita
ma tanto non credeo l'ostacolasse
il mondo esterno: tutto in ritirata
dall'animale ibrido che sono
strana figura, né carne né pesce
presaga d'un destino d'abbandono
curiosa d'osservar quel che ne esce
temo oramai di perder quella fetta
tanto bramata da esser necessaria
a proseguire verso nuova vetta
se ancor fossi bramoso di quell'aria
e ancora in questa direzion concreta
portava la sfiducia nella gente
astio tremendo, invidia non segreta
per chi soltanto agì sì biecamente
e tale vita ebbene si godette
scevro da punizione fiera alcuna
mentre io ammucchiavo le cassette
bottiglie di veleno in mente sana
combattono in me priorità
nessuna delle due abbassa la cresta
e vince temporanea, e per metà
quella che vuol godersi qualche festa
se non son io che strido ancora molto
con ciò che mi propongono, son loro
a stridere con me – e sul mio volto
vedono uno che sta fuori dal coro
in tal modo mi fan forse un favore
fiutando il disagio mio venturo
che si presenterebbe in poche ore
così vanificando quel futuro
che io fantasticavo, e lor con me
pensando compatibili le strade
o giusto il rinunciare a quella che
la vita avea rinchiuso mia nell'Ade
Or cosa posso fare? Alla giornata
osservo quella lotta interiore
dare suo esito – e che motivata
ne esca qualche azione: la migliore
che sia possibile in questo contesto,
se ancora mi soccorrono le rime,
e tante ne ho vergate che, del resto
m'infischio già: da qui, fino alla
fine.
II
Ma ancor mi affossano e piagano il core
disanime sì ingiuste del passato
bramo per esse – nero di rancore
che sia sì brutalmente macellato
quell'orrido vigliacco d'uomo medio
che scarica su me le tante colpe
che dall'esterno mi hanno dato tedio
spingendomi a pensar l'estremo golpe
qual mai istituzione rappresenta
le istanze dei filosofi – e i loro
interessi
non c'è popolo od epoca che ascolti e
li consenta
destini dei più grandi sono, ahimè,
sempre gli stessi
le genti fan le vittime di quello che
han creato
puntano poi il dito a chi sparuto vi si
oppose
fin dall'inizio - ed ora è disperato
avendo perso tutto, e innanzi poche
cose
che non le proprie opere: feroci,
dissacranti
in turgida attesa che il loro bianco
morso
se n'esca vittorioso dal lascito dei
canti
e prenda le sembianze dell'aquila e
dell'orso!
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