Costretto a favellar quando
non devo
nemmeno chiaro è ciò che debbo dire
sfigura il mio linguaggio sul sentiero
imposto dal mio prossimo, che un dì dovrà finire
Baluginano all’occhio
ingannevoli richiami
d’indipendenza e nuovo gradimento
di vita nuova – ma i vecchi esami
presaghi son di presto tradimento
Almen riesco, lento, a non
cascarci
stavolta – ma il travaglio si è innescato
non posso fare a meno di pensarci
ad accettar ciò che va rifiutato
Smettete, infami, di
condizionarmi
lo spirito è una quercia che dee ramificare
sinché non ha raggiunto le dimensioni enormi
quali sol lei sapea, e volea mirare
Volete soffocar e ottundere
assassini
la sensibilità che può condurre oltre
lo stato del presente, coi suoi biechi confini
e seppellirla sotto la sua coltre?
Lasciate al gretto la sua idonea
vita
meglio di me produce e meno ne risente
nessuno porge olio alla scabra traversata
dell’empio pensator controcorrente
Sfibrato e mal nutrito, da biechi
traumi scosso
talvolta egli scorda la missione
la mente sembra sterile, l’istinto che lo ha mosso
profondo a ribaltare il tabellone
Eccesso di dolore, lo
riporta all’ovile
lo stesso che pareva allontanarlo
cercando il compromesso con questo mondo vile
bramar piacere, e a suo modo conquistarlo
Paiono questi ormai colpi di
coda
del tentativo acerbo d’adattarsi
e ciò di cui hai bisogno, va preso in altra strada
quella sui cui ciascuno seminasti
Pretendi, lotta molto, sii
furbo e sempre fiero
mai succubo delle vision degli altri
e di ciò che hanno avuto, conformi sul sentiero
posson imporre, dove tu argomenti…
Avrai argomentato un dì abbastanza
da rendere d’acciaio un cavaliere
la sua motivazione a muovere la danza
del nero e illuminato giustiziere!
Se un attimo tu sfuggi,
dalle meschine grinfie
di ciò che ti aveva tramortito
la sensibilità ritorna e le tue linfe
intridono il cervello indebolito
Ritornano, più chiari alla
coscienza
quei nodi che al filosofo è d’obbligo sbrogliare
ricorda il redentore della scienza
che da qui ogni rivolto dee passare
Sembrano solo i soldi e l’egoismo
a poterti salvare nella mischia
ma non li avrai presso il capitalismo
se non ti pieghi a ciò che sol lo strazia
Smettila di illuderti che
esista ancor la nicchia
o di legger stanchezza come un esaurimento
della retta passione che dentro il cuore picchia
rendile onore e buon sostentamento!
nemmeno chiaro è ciò che debbo dire
sfigura il mio linguaggio sul sentiero
imposto dal mio prossimo, che un dì dovrà finire
d’indipendenza e nuovo gradimento
di vita nuova – ma i vecchi esami
presaghi son di presto tradimento
stavolta – ma il travaglio si è innescato
non posso fare a meno di pensarci
ad accettar ciò che va rifiutato
lo spirito è una quercia che dee ramificare
sinché non ha raggiunto le dimensioni enormi
quali sol lei sapea, e volea mirare
la sensibilità che può condurre oltre
lo stato del presente, coi suoi biechi confini
e seppellirla sotto la sua coltre?
meglio di me produce e meno ne risente
nessuno porge olio alla scabra traversata
dell’empio pensator controcorrente
talvolta egli scorda la missione
la mente sembra sterile, l’istinto che lo ha mosso
profondo a ribaltare il tabellone
lo stesso che pareva allontanarlo
cercando il compromesso con questo mondo vile
bramar piacere, e a suo modo conquistarlo
del tentativo acerbo d’adattarsi
e ciò di cui hai bisogno, va preso in altra strada
quella sui cui ciascuno seminasti
mai succubo delle vision degli altri
e di ciò che hanno avuto, conformi sul sentiero
posson imporre, dove tu argomenti…
da rendere d’acciaio un cavaliere
la sua motivazione a muovere la danza
del nero e illuminato giustiziere!
di ciò che ti aveva tramortito
la sensibilità ritorna e le tue linfe
intridono il cervello indebolito
quei nodi che al filosofo è d’obbligo sbrogliare
ricorda il redentore della scienza
che da qui ogni rivolto dee passare
a poterti salvare nella mischia
ma non li avrai presso il capitalismo
se non ti pieghi a ciò che sol lo strazia
o di legger stanchezza come un esaurimento
della retta passione che dentro il cuore picchia
rendile onore e buon sostentamento!
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