Quando si inserisce nella propria riflessione il
pensiero di un altro, salvo rare e sempre motivate eccezioni, la si
guasta e indebolisce. "Confutare" significa preminentemente
questo, sebbene il processo possa avere come intento e come esito
finale l'affermazione battagliera della propria tesi.
Tuttavia, esiste anche l'esposizione della stessa, come
la trama di un film che deve essere coerente – e piacevole ad ogni
scena – per imprimere infine il suo messaggio nell'animo dello
spettatore con la massima forza e dunque in maniera durevole. Anche
un'argomentazione risulta quindi più forte qualora sia uniforme ed
appartenga – formalmente, in quanto sostanzialmente – ad un solo
autore.
Per "confutare una tesi" io devo dar sulla
voce a ciò che sta dicendo un altro, affermando che è partito con
un passo falso o che ha compiuto un'operazione illecita; se poi mi
apro al dialogo, devo parimenti consentire a lui di intromettersi
laddove stia parlando io, con analoghe obbiezioni. Francamente
è come se un pittore dovesse, anziché disporre di una tela vergine
tutta per lui, eseguire il suo dipinto correggendo col proprio
pennello le macchie di colore di un dipinto sottostante, ottenendo un
pastone indigesto che mai riesce, anche sovrapponendosi totalmente, a
togliere di mezzo il sensibile residuo del dispregiato pittore
avversario. Voler confutare un'argomentazione
equivale a cantare la propria melodia sopra quella di un altro, o
scriverla su una partitura cancellando con la penna le note del
compositore avversario e ricoprendo il foglio di commenti, di modo
che un musicista che si trovasse per caso fra le mani quello
spartito, e fosse interessato a suonarlo, faticasse a districare la
vista in mezzo a quel pantano d'inchiostri. Allo stesso modo, è come
se un insegnante di discipline ginniche correggesse le movenze
scorrette dell'allievo ad ogni passo, anziché mostrargli un esempio
chiaro ed integro di come si esegue un movimento, affinché l'allievo
possa sentirsene illuminato ed imitarlo. La saggezza sta allora nel comporre le proprie opere autonomamente senza comprometterle con
opinioni che riteniamo scadenti e non affini, e lasciare adesso che
sia il buon gusto del lettore a scegliere quella migliore. La miglior
confutazione è la sostituzione. La miglior predica è
l'esempio. Si criticano i brutti essendo più belli.
Si denuncia la debolezza sconfiggendola. Si nega il falso
direttamente affermando il vero - e raccogliendone maggior
attrattiva, plauso, seguito, applicazione.
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