Mi
sbrigassi a scrivere sennò sparisce
anche
dal testo di una poesia
il
suo fresco fuoco immeschinisce
non
appena l'ossigeno fugge via
a
tirannide associa presto il suo nome
dacché
non vi è nulla di più perentorio
del
lunatico istinto delle persone
sempre
rivolto a quel che è primario
se
lo forzi a leggere, la mente chiude
e
non digerisce nuovi concetti
se è
qualcosa di scabro, cui il testo allude
quella
fugge rapida saltando sui tetti
se
emotivo ricatto o la forza bruta
lo
costringono a passi di volontà estranea
un
rancore intimo di mole inconsueta
cresce
dentro di lui – e la vista è cutanea
così
raro è che il vostro, a quello mio combaci
e
ancorché temporanea, alleanza sia fatta
raccogliamone
i frutti: ma siamo veloci,
si
prospetta più lungi una piena disfatta
chi
si sforza, appaghi dapprima se stesso
non
si aspetti nient'altro da quel che ha creato
che
un'immagine bella vista nello specchio
ma
non si premuri d'esser scelto ed amato
m'interesserebbe
un finale brillante
che
costasse poco, e sarei più contento
non
vorrei che il lettore, quando glielo rammento
dicesse
"quel giorno, più non lessi avante".
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