Rinunce che si chiamano conquiste:
- rinunciare all'approvazione del prossimo
- rinunciare a comprendere ed essere compresi fino in fondo
- rinunciare a cambiare il prossimo o ad accelerarne la crescita e rispettare la propria natura e stadio evolutivo
Per esser contenti è necessario e
sufficiente FARE quel che si vuole. Molto possiamo fare a
prescindere da quel che pensa il prossimo. Altre cose è necessario
farle di nascosto o eludendo i giudizi con bugie e montature: ma
dobbiamo premurarci solo delle conseguenze PRATICHE di un giudizio,
non del giudizio in sé. La maggior parte delle persone ha scarso
potere di danneggiarci concretamente, correrebbe troppi rischi... Per
cui non dobbiamo permettere che ci danneggi moralmente, ossia ci
colpisca a distanza.
Quando di un lavoro ti attraggono solo
i soldi, non li raggiungerai.
Coerenza? Se cambiano le tue esigenze
prioritarie o le tue visioni del mondo, dovrai per forza cambiare
direzione, e anche questo è abbastanza difficile da meritare
rispetto.
Volevo uccidere chiunque avesse
contribuito a soffocarmi la vita tramite la sua gaudente
partecipazione alla società mediocre. Il mio potenziale è stato
umiliato, collettivamente da chiunque non abbia partecipato della mia
retta ambizione.
Quasi nessuno ha detto la verità: devi
prima cercare la tua, odierna, sapendo che verrà superata, e in base
a quella giudicare il passato come un investigatore o un medico.
Non è vero che prima di giudicare
bisogna conoscere, perché non esiste una conoscenza non giudiziale.
Percepire è già parte del reagire (ovvero giudicare).
Le macchine costruite dall'uomo non
possono che essere semplificazioni funzionali dell'uomo stesso.
Conoscere significa assimilare, e
l'assimilazione si snoda in atti di accoglienza e atti di espulsione,
quando conosci fai queste due operazioni o combinazioni di esse.
La matematica rientra nella
linguistica. Essa è addirittura una semplificazione della
linguistica.
Per costruire macchine pensanti abbiamo
dovuto fare i conti con le caratteristiche fisiche dei loro
componenti... i quali reagiscono.
Il 5 non esiste... esistono 5 piccioni.
E non esiste la logica, ma solo la psicologica, la fisiologica, la
tecnologica... la logica è una stilizzazione di realtà complesse.
L'implicazione logica è una
implicazione materiale.
Io penso che uno difenda la propria
capanna anche quando parla di linee e punti.
Chi avversa la logica bivalente,
solitamente è un pacifista.
Non vi è ordinamento legislativo che
elimini l'arbitrio dell'azione penale, della definizione di crimine,
della pena stessa...
Ho pensato che l'arte, come accumulo di
bellezza in un singolo oggetto, racchiuso egoisticamente in una
cornice o posto su un piedistallo, sia una forma di capitalismo. Così
il pubblico si raccoglie e "ammira" ossia spera che
dell'opera cadano gocce di bellezza sulle loro fronti ignude come
dalle tasche di un milionario qualche scellino.
Ogni vero piacere è materiale, ma va
conquistato... Il materialismo lo vuole già pronto e non può
innovare per mancanza di coraggio, spirito di sacrificio e
lungimiranza. L'idealismo accetta di doverlo conquistare tramite il
perfezionamento della materia...
Idealismo = tensione all'ordine
assoluto
Materialismo = stasi senza perfezione =
accettazione dello status quo = predestinazione al regresso, perché
chi consuma senza innovare, presto non potrà nemmeno più consumare
perché le risorse finiscono, e non basterà più sostituirle,
occorrerà un sistema di produzione nuovo.
Il Capitalismo e il Comunismo sono
sistemi riduzionisti: il primo toglie la classe nobile e impone la
dittatura del mercante, il secondo mozza anche quest'ultimo e impone
la dittatura del proletariato. Ma se togli a una organizzazione
sociale un elemento qualsiasi, la destini al crollo, come togliere
una specie da un ecosistema. Tutto quello che, in un sistema ridotto,
tuttavia sta in piedi, ancorché a livello micrologico, è perché
conserva la struttura completa, ossia fascista, dell'essere. Le
aziende che funzionano meglio sono nazionalsocialiste, i pezzi d'arte
migliori e durevoli sono aristocratici.
Risposta a quegli psicologi
superficiali che dicono "il passato è passato". Il passato
non è un concetto. Sono sostanze chimiche nel nostro corpo. Se tu
porti la macchina dal meccanico, il "ricordo" consiste nel
raccontargli per filo e per segno quello che le è successo, dove e
come... il "passato" è l'insieme dei danni oggettivi
contenuti nell'auto: il meccanico li deve riparare...se lo fa,
scorderai tutto e sarai di nuovo pronto a viaggiare. Il ricordo fa
male perché esiste ancora il danno.
Nella preistoria, il coraggio e la
destrezza in combattimento erano valori primari in quanto necessari a
sopravvivere, portando a casa la carne per sé e per la famiglia:
logico allora che una donna scegliesse un uomo con tali
caratteristiche, e la comunità stessa di cui faceva parte onorasse
tale uomo, attribuisse lui il comando e gli riconoscesse il diritto
alla donna più ambita in quando bella e prosperosa. Quando la
civiltà si evolve, vincendo dapprima la battaglia contro il bisogno,
contro la fame, e poi quella di difendersi da popoli e gruppi
avversari, ecco che la necessità di fare la guerra decade e
con essa il valore del guerriero, i valori militari.
Non si fa mai di virtù necessità, ma
di necessità virtù. Cambiano sempre i valori, quando
cambiano le necessità, ossia le condizioni di esistenza. La
competizione, come palestra selettiva di guerrieri reali, era
presente anche ai primordi della civiltà, perché i migliori –
così selezionati – dovevano essere spediti nelle prime linee
contro un nemico esterno comune. Nelle società opulente, si
ripropone invece come intrattenimento per gente ricca e oziosa, che
ha scordato la lotta per la sopravvivenza ma non l'istinto
battagliero, il quale verrebbe piagato dalla noia se non si
riappagasse in tale modo: tramite l'immedesimazione nelle gesta di
combattenti professionisti,
che possono a loro volta combattere sul
serio, come i gladiatori nell'arena, o essere dei commedianti. La
società moderna ha addirittura bandito ogni forma di violenza che
non sia istituzionale sicché, il coraggio e la destrezza non sono
assolutamente più dei valori fondanti, ed è molto più utile
possedere soldi e un buon avvocato, in quanto i conflitti ed il
potere coercitivo sono convertiti sul piano economico e di macchinose
procedure burocratiche.
Onorare qualcuno significa
riconoscergli una virtù e consegnargli i diritti corrispondenti.
Sui pugnali delle SS era scritto Il
mio onore si chiama fedeltà. Un'espressione pleonastica sebbene
efficace psicologicamente: dacché l'onore è sempre attribuito a
virtù che hanno alla base il legame a una comunità che
garantisce la sopravvivenza dell'uomo che ne fa parte, e che dalle
prestazioni di quest'ultimo analogamente dipende. Qualora tale legame
però si riveli ormai fittizio, solo nominale e non reale, la fedeltà
viene istintivamente meno e senza disonore: poiché non vi è più
interdipendenza tra la realizzazione del singolo e quella del
gruppo. Questo risulta evidente nelle defezioni di coloro che
smettono di seguire un capo che viene sconfitto con demerito, o in
coloro che, elevati al di sopra del livello di un popolo o dei suoi
governanti, ne sdegnano i comportamenti e si rifiutano a un certo
punto di servirlo - e vogliono cambiare bandiera. Il loro è un
tradimento legittimo in quanto naturale, funzionale alla
realizzazione dell'uomo, come il divorzio tra persone che non si
amano più. Non essendo funzionale al benessere di nessuna comunità
la conservazione di un legame tra persone che non si amano, diviene
irrazionale lo stigma che colpisse tali persone. Società
intelligenti e pertanto molto evolute deridono le morali di popoli
retrogradi, in quanto costoro considerano necessarie e dunque
doverose ed onorevoli azioni che invero non lo sono, oppure lo
restano soltanto in un contesto retrogrado, e analogamente tali
popoli condannano e stigmatizzano determinate azioni o
caratteristiche che non nuocciono assolutamente al corpo sociale:
agendo quindi contro se stessi.
Lo stigma (qualsivoglia punizione) è
volto far comportare ragionevolmente persone che non lo fanno con
naturalezza: oppure (quando il moralizzatore è più stupido del
moralizzando) ad impedire – tramite l'ingiunzione di un dolore –
ad una persona razionale di agire di conseguenza.
Un mondo tecnologicamente avanzato ha
di fatto debellato la necessità della lunga resistenza alla fatica,
sicché questa non può essere più un valore fondante, ed anzi,
scade dinanzi al valore dell'intelligenza e della cultura
tecnologica, il saper usare gli strumenti. L'obsoleto è sempre
sbagliato in quanto inutilizzabile: non necessario.
La morale non scompare mai, sia che si
voglia chiamare religiosa o laica, filosofica o scientifica (anche
queste istanze hanno valori differenti in differenti contesti, sono
sottoposte alla metamorfosi dei valori)... semplicemente muta
di epoca in epoca, di circostanza in circostanza.
L'idealismo – contrapposto al
materialismo – non è assolutamente un disconoscere il valore e il
supporto necessario della concretezza: ma è un riconoscere la
necessità di un suo perfezionamento, dunque una necessità
evolutiva. Ciò che cessa di
evolversi, inizia a regredire nei confronti di altri popoli che
invece si sono evoluti, che prima o poi muoveranno guerra verso i
secondi, per necessità espansive e di sfruttamento delle risorse
inutilizzate da questi: essi saranno destinanti a scomparire, o ad
essere ridotti in schiavitù, per ferree leggi naturali. Il
materialismo è dunque l'incapacità di riconoscere le necessità
evolutive della materia, intesa
anche come corpo sociale, come civiltà, e ha come conseguenza
l'abbandono ad abitudini consolidate, il disprezzo tutto ciò che ne
esula, per la falsa convinzione che solo tali abitudini siano
funzionali alla conservazione.
I
materialisti sono persone di razza volgare, ossia superficiali che
non possono essere illuminati e convertiti a una sensibilità
maggiore per profondità: dovrebbero pertanto essere abbandonati al
loro venerato status quo,
far parte di un altro popolo che gli idealisti (ossia persone di
sensibilità più profonda) dovranno sconfiggere materialmente, dopo
averli sconfitti idealmente, ossia con un distacco e la creazione
autonoma di una civiltà più evoluta.
"La matematica rientra nella linguistica. Essa è addirittura una semplificazione della linguistica."
RispondiEliminaDovresti studiarla la matematica - e la logica - prima Di sfornare giudizi assurdi. Sono comunque in attesa Di Una dimostrazione. Amen