Islanda

Islanda
arcobaleno sotto la cascata di Skogafoss in Islanda

domenica 10 maggio 2015

Per il fuoco di domani - raccolta poetica



      La pagina bianca



Eccoci nell’antro
delle torture di domani

Vuoi davvero scandire un viatico
un segno
agli antichi ricordi?

taglienti

Vuoi che essi si imprimano
in terreni presenti

a creare più nere
voragini

a stonare ancor più
con l’odierna saggezza

a trovare conferma nella sua debolezza?

il mal va cancellato in ogni loco

anche quello del gioco


Disanima d’una vittoria amara

avvicinati all’oggetto

circospetto

lavoralo con l’occhio
non sai chi sia

non sai cosa
puoi trarre da lui

guarda come si muove

tu hai i raggi x
li hai sviluppati
per prevenir l’impatto
traumatico
di tante volte
di guerriero inesperto, inelegante, instabile
con un magma informe

se ti travolge
ti illumina bruciante
ma sei tu senza forze

il coraggio coglie la mezza via
tra assalti improvvisati
avanscoperte ardite
indifese, malaticce
e studio preventivo
allenamento
quiete

distenditi, ed ora affonda!
ora!

hai perso l’orientamento?
non lo vedi più…
hai dormito forse
dovevi essere più tempestivo
hai bisogno allora di urtarlo d’improvviso
di nuovo
impreparato
esserne ancor ferito
è il prezzo

il pensiero fugge
nel tempo in cui
una ferita si rimargina

devi sfruttar quel lasso


qualità naturali nel petto
nel sangue nella mente
nei nervi negli impulsi
avrebbero portato
già ardita vittoria
di nobile lealtà e
senza maestri
se sol focalizzate
ad unico obiettivo

ma non lo sono state

cosa è il successo
raccoglier tutto a sé
schierare ogni forza
al tuo interesse

cos’è una convinzione
la percezione di una forza

ad essa vuoi aggiungere la forza del consenso
la mente e il corpo d’altri

smaschera questo inganno
voi non siete liberi
dalla necessità del consenso
poiché il consenso avete
su tutti i cardini della vita vostra
su tutto ciò che conta
le vostre idee son forti
nella modestia di obiettivi
circonfusi in un sistema
coordinato

cosciente oppure ingenuo
esso ignora
un principio fallace che rende
la vita del tutto una continua morte
colei che si riversa in singoli soggetti

squilibrato significa uomo investito
da contrastanti correnti
uomo che viva in luogo instabile
sopra le faglie del mondo

e che bisogno c’era di tagliarmi il cuore?
la nube nel cervello, che senso ha?
non puoi spingermi senza farmi male?

ecco il tuo errore
cerchi consenso dove
non può esserci poiché
la pace lì sta altrove

figlia di altre idee, d’altro modo di vivere
non val la pena in voi cambiare direzione
non attraversi un abisso pauroso
di sangue, per andar verso
un ignoto, incerto cambiamento
che di mezza tacca accrescerebbe
il tuo appagamento.

ecco spiegato l’arcano

non sia spiegato invano



Lo spirito vuole


Lo spirito vuole

estrarre poesia

da ogni stralcio di mondo
di anima
dinanzi ad esso

ma quanto può questi esser forte
in sé stesso?

il sentor di potenza aumenta
allora che stralcio diviene mondo

noi cerchiamo potenza
o tenera nicchia in cui grato lo spirito
distende e riposa

Bellezza…
di bellica forza
bellezza…
di quieto armistizio

quasi mistico odor
di profonda saggezza
dal disonor intonsa
gli riesce quasi
di aprirmi il cuore

sei sicuro d’avere buon pezzo di legno?
che il tuo pigro scalpello
lo girerà
in qualcosa di bello?

tu che cercavi allegorie umane
a foglie lanceolate
bronzature
sterpi

come puoi proseguir l’elitario sentiero
di Lettere


quando inquieta bontà lascia lo spirito immergersi
nella miseria altrui e vi tende amiche le mani
ansiosa di amare ma sentendo
quel che il corpo dice
e lo spirito chiede

è possibile amar
senza affondare?

sento un mare inquinato
sporco denso
pesante
lo spirito ingrezzito tende istintivo
a riprender le innate fattezze
le raggiunte finezze

ma deve risalir quel mare

se comprendi che in fondo alle stigie paludi
trovasti le perle di rara saggezza
saprai che ciò vale
anche per la bellezza

non è questa missione
per l’uomo di lettere?

se lui sta distaccato
il Mar resta inquinato.



Porto Garibaldi



Perché il mare non ti porta consiglio?
poiché il tuo spirito si è inaridito

La terra invero non vuole semi
vuol mantenere la sua uniformità

Incuneato il seme
può averne cura adesso
e volgerlo in meraviglia d’albero
orgoglio d’un suolo braccato
avvinghiato dalle radici
l’albero vuole le sue sostanze
lei vorrebbe soltanto
energica mano
che maestra lo estrae

il seme del male.

L’arte schiavizza la vita
potrà essere un giorno
maestra universale
dei futuri aratri
trivelle e bonifiche?

Ma il tuo seme adesso
non è scomparso
né stipato nel cuore esso può
divenire albero
senza un vomere energico
senz’acqua balsamica
pertugi ariosi e vasi
comunicanti

e allora gabbiano tuffati
nella mia anima
come in questa chiazza pescosa
lento barcone avanza
in me
increspa il mio mare
la tua ruggine
corroda i miei stinchi
voglio sentire alghe e mitili
sospinti e aggrappati
alle pareti del mio molo
voglio amare quel vecchio
ora indifferente
voglio esser grato
a questa pioggia improvvisa

poiché grazie a voi voglio creare

Foreste
e giardini segreti.



Correnti


poetica stanza
dolcezza
nel barcamenarsi
tenere stretta lei senza forzarla
un abbandono delle spire
delle spine

idealistiche

solo elettrico pizzicore
di un ideal semplificato
insaporisce la quotidiana lotta
s’avviluppa all’amore

è poi questa grande lotta?
siam dilaniati noi o già inviliti?

svaporano
gelidi giudizi
assieme alla serietà
ormai traviata da
le visioni pittoriche
ora tu ami questa brezza intorno
gli odori che porta non son mai
acri come altrove

ora basta vagheggiar scenari
da vecchie canzoni
non invidiar l’uomo che non potesti essere
la mente può sempre cercar
d’ingannare il corpo
ma lui più di lei
tutto ha registrato
se anche affossato
in profondità insensibili
fino a rilassarti le superfici emotive

tu decidi
ciò che vuoi cambiare
lui impone ciò che devi eliminare
puoi variare i mezzi
non gli scopi
illuminar la strada
non segnarla
da ogni sbandata
ti richiama magnetico
irremovibile

ed esige gl’interessi

sembri grato alle sbandate
ne hai bisogno
vattene sì in vacanza
in corsie parallele
son più belle e strano è il gusto
del contrasto
di te che non vi appartieni totalmente
che in esse non ti sciogli ed abbandoni
che sei lì ma sempre altrove

apri dunque i finestrini
affréscati
te lo concedo poiché
tu sempre
tornerai a me.


Rinvio


credo di non poterla aiutare
sono un chimico posso
disciogliere
& distillare
posso sintetizzare
catalizzare ma
non creo materia dal nulla
dev’esserci un grano di bellezza
nel suo nero compostaggio
un nucleo di forza
calda speranza

si rivolga dunque alla vita
e poi a me



Il battesimo del sole


La luce tetra della sconfitta e la luce

splendida della vittoria hanno in comune che
illuminano la stanza

rifuggi da tutto ciò che non illumina

La luce non concede l’esperienza
è l’esperienza stessa
possiamo essere esperti solo
d’una gamma luminosa

Il più delle volte
non ci appoggiamo alle spalle di giganti
sprofondiamo nelle loro sabbie mobili
ci perdiamo pencolanti nei loro labirinti
avanziamo bolsi con le loro membra
indossiamo le loro cateratte

Oh sublime visione di libertà

Il demone della cultura è stato ucciso!

Spero non risorga
ogni cosa vuol essere eterna e indimenticata
dominare i palcoscenici del mondo o almen
ch’ogni nova fronda insorga sul suo tronco

Arrampicati adesso
sui cadaveri stinti del passato
sali questa china
ed oltre questo atollo di nuvole
cosa v’è mai di più bello
d’un cielo vergine irrorato dal sole
che attende il tuo amato volo?

E quando tornerai a terra
quei neri bastioni di cartapesta
saranno dissolti

Inaspettato
poderoso stallone alla tua destra
ti darà il saluto

Andiamo a cavalcare!



Monito del poeta


Risali la cascata
di sangue gelido
essa è già
nella mente
arabesco
& cattedrale
rovente





Se il mio pensiero fosse acqua, vorrebbe invadere l’intera superficie del mondo e poi penetrare in ognuna delle sue fessure, sino a che non c’è più nulla di impermeabile,
nulla di tangibile, che le possibilità dell’esperienza sono esaurite.
Solo entrare in contatto con ogni cosa ti consente di amarla nella potenza fresca e focosa che ti dona, di sentirne il fastidio da cui puoi allontanarti sprezzante, o trovare quella pietà che volge le tue energie eccedenti alla cura di un paesaggio brutto e cioè malato. Da ciò che è brutto puoi trarre piacere solo nel tuo bieco egoismo che fugge l’ottica organicista, panegoica, in favore di quella separatista e competitiva che è invero la causa dell’eterno scaricabarile del male, l’altalenare della condizione di ogni ente, allorché gli viene sottratto il benessere per ottenere il proprio.





Croce d’ottobre e il vicolo
grigio della speranza


Imbolsito e colpito da l’ozio e l’amico
Travolti e storditi cambiamo direzione
Hai fatto onor di buon gioco ma adesso non basta
Adesso c’è da spaccar ideali e legna
Sei l’ultimo treno per la normalità?
O normale svolta d’un viaggio anormale?
La meta ora è vaga
Abbandonata è con ben poco rimpianto
Il rimpianto è d’averla inseguita
Qualche scomoda nuvola di dubbio ancora
Offusca la mente punzecchia il cuore
Ipotesi di insistere e che qui adesso sia
La via della gloria e sanguinoso successo
Che devi seguir lungo lento e stanco
Ponderata azione
Regger l’acquitrino inattivo
Sperimenti improvvisi
Passeggero disgusto di sé e tutto questo
Pulsione domata e solo a tratti rabbiosi sfogata
Tu scolpito poco a poco
E sempre più saggio
Gelida e acre incomprensione
Forse una svolta mentale
Eluderà molte lame
No, qui l’impressione è ormai netta
Ora il passo è fatale
Siamo vicini della filosofia perdere il volto e lo strale
Voglio il lavoro e la dimenticanza
L’amore la nicchia
Tutto il resto a distanza
E forse doveva crollare un pilastro a permettere questo
Essere totalmente doppi non poteva giammai funzionare
La prima fiamma doveva perdere il fuoco
Intepidarsi e svanire
Non estinguerai la radice
Un giorno da un’altura marmorea un forte vento
Ti rammenterà il passato di atroce torto
Invendicato
Ti porterà gli effetti da cui risalire
Alle orride piaghe di tutto il mondo
A sancire afferrare comprendere
L’immensità allargata e disconosciuta della tua ragione
Forse ritroveremo
Radicalizzeremo noi stessi dopo un lungo viaggio
E se ciò non avverrà
Più l’inferno non sarà.


Tu che sublimi

tu che sublimi la morte
hai bisogno d’un pulpito
radura o sentiero del bosco
ali elettriche di un gufo
sali la bruma di cui splendon le foglie
stanchi sassi del molo
belvedere isolato della taverna
veste di spettro
nella festa atroce della strada

devi solcare abissi
per empire abissi

l’asfalto scompare
sotto lo sguardo truce
d’un volto irrigidito
s’aggrappan le linfe
ad un metal notturno
tutto sembra un pretesto
per viaggiare

se le strade son lisce
lo spirito si snoda
se son scabre e lui spento
vi s’appiglia e risveglia

c’è una forza orrida e spaventevole

non la senti?

da mille atomi estranei
seguirà turbinante
s’unirà in scettiche
effimere molecole
ma molto reali
e fuggirà fredda
e ti deriderà…

questo thè non riscalda
in profondità
questa gente non ha
personalità

me ne andrò da qui
col mio luccio pescato
ogni cosa riesce
se riesce lieta
deciderò le mie vesti improvvise
tutto ciò che è dentro
deve esser fuori
sperdute perle e maestri nel mondo
sarete miei ma scaglierò via
da me adesso tutto
ciò che non sappia
di adrenalina.



Dedica


crepa cialtrone
tu che inventi i contesti non meriti
nemmeno i testi
che distorci
mesti


Presa diretta



Siete tutti sintonizzati stasera
allo Stadio delle Anime
vi siete persi l’inizio
dell’incontro, non ne vedrete la fine,
credevate che i giochi fossero fatti?
Questa è la sfida della storia,
Signore e Signori, avanti con le scommesse!
Questo è l’incontro più equilibrato di sempre,
mai fu la noia più emozionante,
e dunque si apra il sipario,
eccoli per voi anche stasera…


DEMONE DELLA CULTURA

VS

 DEMONE DELL’AZIONE
 PRESUNTUOSA

                               E ancora!


DEMONE DELL'AMBIZIONE 
IMPOSSIBILE

VS

 DEMONE DELLA BUONA
                      NICCHIA


la regia qui è ormai persuasa
se la giocheranno ai punti
nell’Eternità
nessuno crollerà al tappeto
senza rialzarsi
ora la pubblicità per favore…





Dunque…



Ho lasciato di sopra un grigio perla Una emozione blu
Un Tesoro d’Oriente pensate che siano metaforuccie psicologiche del cazzo o ricordi da prendere al lazzo invece sono i flaconi dei profumi sulla scrivania
nei quali chissà perché visto che sono più belli della nostra vita
cerchiamo arcane ispirazioni
Più di questo insetto esecrando sullo schermo in cui mi tuffo
facendomi strada tra orridi biglietti e pulizie notturne
incolpando bestie fetide alleate alle ingiustizie cosmiche
Il demonio non mi vuole sviticchiato
E strizza le gocce d’eroismo da un cervello che splitta e vuole arrampicarsi alle bave del degrado che ora intridono la terra e reticolano la volta celeste e vuole tesserne un maglioncino di Armani per esser più cool domani


nella prossima radura
sociale


Come è possibile pensare
che il più fulgido bellissimo e miracolato surfista dell’oceano non debba essere un grandissimo stronzo dal momento che anche per lui la vita diviene sempre più dura?


Rosellina Vomito



chewingum
Gabriele D’annunzio

gli Occhi
vogliono cadere di fuori e dormire
attrazione per
uno scheletro
niente Liquidi
& Tessuti

non vuoi usare quelle due parole
di condanna

M d’A

indelebile



sferette magnetiche


costruisco un dodecaedro
sembra una struttura indeformabile
poi vi appiglio un ciondolo coi pezzi rimanenti


stupefatto da una
energia brevemente salita alle soglie
di sbarazzina speranza tutto può essere molto più facile
le luci e i soggetti devono sfiorarti ed imprimersi come
farfalline
giocaci tenero o soffiale via
dobbiamo essere dentro un gioco reale
dove abbiamo le armi di un gioco
ci sono serbatoi di potenza e vicoli impensati
puoi ingerire strani elisir
contro lo stagno
ed il nero risucchio del cuore ucciso
puoi vendere l’anima al diavolo
trova refrigerio nell’asfalto su cui sei riverso
gioca coi sassolini ed attendi
quel tir non tornerà nell’immediato e puoi usar le strade basse
o fabbricare una bomba
quei pungoli innestati negli oggetti intorno
dentro le parole
da mostri che non trovi
nei videogame
li puoi veder congelati e caduti
frantumati a terra

da bambino hai il cuore del poeta
senza sapere che cosa sia
attraverso gli occhi entra in contatto
con la natura affine e allor si inebria e distende
non c’è niente da fare dopo
ti restano solo gli occhi

il rock è riuscito ancora
ad arrapare il tuo sangue
non ti sembri così strano
siamo nel film della realtà
se fai la traversata dello zombi nell’infinito di una
giovinezza cosa farà mai il cavaliere scintillante?
se l’amore è uno stimolo
non disdegniamo l’odio
anch’esso sposta le montagne
anch’esso accende i contorni
dei pensieri e li riempie di nafta
anch’esso scuote le membra
da pigrizia e ragnatele
e autolesionismo
puoi farti guidare da lui attraverso
un percorso panoramico
di bellezza violenta che sfocia in una
apprezzabile morte danzerina e fiera
disperata senza orrore

operate un chiasmo
vedrete che è peggio

assemblo l’ultima sfera
ho costruito una stella!

Buonanotte.




Sporche Gemme


Qualsiasi passione può vincere l’istinto di sopravvivenza
In fondo basta che la sopravvivenza sia legata ad una passione
Ma esiste forse un caso in cui non sia così?

Il sole irradia le coste delle isole Canarie
Mentre uno squillo al cellulare
Dall’America ci rammenta la
nostra Capability

La nostra filosofia abbraccia ogni cosa

Non siamo mai scesi oltre la soglia
da cui si affonda

Maria è una bimba con le scarpine
ma poco importa

meglio dilanianti commedie


e qui c’è una porticina con un cunicolo
germanico verso un’allettante fastidiosa noia
quella stanza mentale mi ha quasi conquistato
ma io devo conquistare lei ed il corpo ne rifiuta i mezzi senza
sconfigger la volontà e ne risulta Stridor di Colpa

ma tu devi creare volontà da un nido di quiete elettrizzata e innaffiata
altrimenti ritagliati una corsia dove puoi sbrigliare il cavallo
ossia l’antitesi del tuo carattere possa innescarsi senza degenerare

e lo faccia lontano da sguardi indiscreti che
immediati tributano sdegno schifeggiante
ma temo che qualunque cristallo di Svarowski
tirasse fuori dal cilindro mio bel maghetto non riscatterebbe…


non importa!


            Luccichini
                     Sbrillantini

Smeraldi & Rubini



Notte del crocevia


Qui siamo nell’Iperuranio
non ci toccherai gioia matura
né torneranno infanzia e la natura
cosa sono quei funghi chiodini e coprini
boleti amanite e mazze di tamburo
cosa il dolce terrore del bosco di betulle
cosa l’occhio del diavolo in un campanile
la processione di fiaccole rimpiante alla finestra
e poi dai monti la nenia pungente
qual profondità minacciosa aveva il profilo
della montagna di notte ed una luce lassù
cosa non poteva significare?

Perché un animo piccolo, sol perché vuoto,
può farsi imprimere con quell’intensità
ma l’ego umano si gonfia, anno dopo anno,
sia esso egro o potente, non lascia spazio a niente
il sublime adulto può essere solo nell’improba vittoria
il sublime bambino è il mondo che lo invade, senza ch’ei vincerlo voglia

In quell’antico opacizzato scrigno
penetra ancora la luce dello sguardo
ma allora sciroppi sono chiamati a sciabordar le pareti
quando poi ogni perla sarà distaccata
invadila e attorniala della forza presente
di saggezza e sostanze che altrove hai attinto
fanne ibrido e portalo in superficie
congelalo qui in una invetriata
di nuovo splendida
di nuovo grata



Pensiero nel volo


Maestro Limpido tu

avresti addolcito
immagini sconnesse

cucito in me scampoli
di stoffe preziose

che soffrivano tesa
la solitudine

calmato in me la fame
disciplinato l’anima

donato a lei il giusto
scarico creativo

salvato il cuore avresti
dalla narcisa morte

sei dunque stato qui
e divenuto arte?

se tu non l’hai fatto
piacerai ai passanti

che numerosi accorrono
sulle liete strade

io intingerò di gioia
i cuori di Ade



Metamorfosi


guai alle tue radici
forgiano la tua natura
danno l’imprinting
alla tua visione del mondo

monocolore insano
una formula del mal perpetuo

l’egoismo del buono
che non si diffonde
farà affondare la nave

ti sei aiutato con
lettere elettriche di futurismo
ancor non possiedi la sintesi vincente
di stralci vincenti d’uomini di nobiltà illuminata
dominatori stoici della spina eterna
esperti d’apnea acquitrina
e galleggiamento
viscido

la natura e visioni cittadine
possono distendere il cuore
scaricare all’intorno guizzanti correnti
elettriche di cambiamento

se sai trascegliere la bellezza
s’imprimerà in esso
senza che debolezza
diacronica la trasformi
in crudeli vetri rotti
che vano il pensier si batte
a chiuderne i tagli
facilitar l’organismo
quando rimette quieti
i fluidi residui

e
che volevi fare tu
Astemio ed Intossico
evaporare in una nuvola rossa?

quella che usciva dalla tua tempia
strapanata da un proiettile

ma guarda invece dove portano
le feritoie della notte…

il pesciolino arancione incanta
il bimbo e si muove rapido
flessuoso e si infila tra gli scogli
oh come distende il pesciolino
perché uno squalo?

che paura che nel tulipano fosse il ragno!

il focolare volea esser dipinto ed il nonno
che bestemmiava amabile…

non importa se una costola ti odia
o l’intero giardino, non hai bisogno
di volgerti in bacherozzo poiché
hai imparato a danzar con le scarpine
e profittar dei balsamici succhi
che stan dietro le cose

un regredir codardo nell’infanzia?

ecco! briccone!

rovinasti tutto

ed ora come render poetico
quel termine?
come a trasformare
il vetriolo in talco

una goccia d’inchiostro acido
uscita all’irruenta penna
ha bucato il foglio e non v’è
rimedio a questo

vuoi tu trasformar dilemmi etici
in dilemmi estetici?

codesta è la traduzion filosofica
della pigrizia

già questo è più discreto!

ma tu lo sai che se il lurido viandante
ama bagnarsi in limpida fonte
non già la fonte può gradire
d’intorbidarsi al suo contatto?

codesti i rapporti umani nell’usuale giorno
dissolvi il contrasto e l’universo è felice

ma qui siamo nei laboratori
della mente
non insozziamo niente
nessun protesterà
qui trasformiamo il piombo scabro
in brezza estiva di muschio

ma perché ora uno scorcio di mare
da antica torre odora d’amori mancati?

perché asimmetrie boschive ti fan
pensare ai tuoi debiti?

il torrente non dilava l’anima
la spiga è lavoro
l’avventura guerra

ah

è l’etica che fa valere
i suoi diritti sull’estetica

attendo l’occhio del vecchio
a giudicar sé e ogni specchio




Nuovo Ordine


Oggi bruciamo
nell’aria tersa di questo monte
ciò che non s’addice alle altezze

ogni putredine d’indisciplina
o d’incarnata sventura
dissolverà nella fiamma rossa
dal profondo della terra essa sale
fiera e si staglia nella neve

Il sublime ora è termico
questo calore amico
nel quale s’insinuano
lame di freddo
attraverso la schiena

Cosa v’è di più grato
di questo rito?

Ed ora in marcia!

La bellezza è ritmica
ed è geometrica
scienza che domina il divenire
vede i passaggi d’una meta
ha lucido sguardo
piedi scaltri e decisi
membra reattive
pensieri sobri

Con tale dignità trionfa
con essa perisci

giammai aiutare la morte
giammai anticiparla

Attenzione ai veleni
autoindotti dallo spirito

L’economia di guerra
come in pace comincia
dal corretto rapporto
di corpo & mente

Domina questi
dominerai il resto




Regno venturo


In questo anelito viaggio
nella città del marmo grigio
e nel verde di orti botanici
dove personaggi puliti e pittoreschi
di nobiltà che fugge l’arroganza
parlano di questa pianta
come d’amore alla propria amata
e non sbavano una parola d’eccesso
e così fanno con le mie selve psichiche
da ridurre a giardini e con i frutti
della filosofica mia arte

Chi non sia medico al mondo
è vandalo e predone

Poniamo di non inquinare mai nulla
non mai fotografare scorci di squallore
dissi che il mal va cancellato in ogni loco
deviam dunque la luce dei barbarici specchi
che esaltano tronfi e gaudenti i difetti
forse l’arte della bugia ballerina
servirà a guarire i frutti
di tante menzogne


non diamo confini pertanto all’estesi
siamo artigiani di minuti splendori
di attente correzioni


identificato un nemico
non importa se lo si combatte
ai fronti periferici o centrali
nella potenza o manifestazione
negli avamposti affermati
o nelle pensose latebre
sempre ne soffre
e senza tregua
soffocherà








Edonismo


impara a leggere dieci libri in mezzora
per concludere ch’essa
ti è stata rubata

allora agirai solo per amore
l’amore che annulla il tempo
la potenza che illumina in un istante

nessuna comprensione va oltre il sentimento
gioir di qualcosa è uguale a comprenderla

le grinfie d’esistenza
vogliono trascinarti in basso

come un invasato appigliati a una fonte di gioia
appiccica sul barattolo la tua faccia

adesso espanditi sistemico spietato
rapido astuto come un lupo famelico

metti la tua faccia
su altre fonti di gioia

non v’è altra soluzione





Alba per mille albe


Questa luce nella notte vuole essere
La lucciola universale
Posso vedere solo stellari fuochi lassù
Piovono impropri in petto nella terra impossibile
Il gelo rosseggia e ride
Per un momento
L’intermittenza salverà
Come naturale marea
La vita e guarda qui
Potenzia le cose buone create
Che vuoi far del nero
Se non sbianca
Non puoi difendere attacca
Se non s’arretra avanza
Sia ogni bilico
Astuta danza


Siam giunti lontano
Dove non pensammo
Cosa mai credi di avere visto
Spande terrifico cavernoso il cosmo
Ghigna il futuro ti lancia un guanto


Fiale di solitudine arridono
Capillari abbandoni ammiccano
Così i tuoi occhi lo accettano


Ricordi chi crede in quello che vede
Folli folletti dipingono il quadro
Di notte cancellano, Domani
è cambiato




Canto alla musa delusa


Invano

più

che

di vita

un segno

di scrivere

bramo

perché d’universo

voglio essere

degno



Retorsio Musae


Indegno

è

l’universo

d’essere

perché

di ben scrivere
segno non brama

non serve di più

che una vita

vana





Giudizi Identitari

cruento petrolio corrode ogni stella
si depositi o fletta al mio manto marino
non vuol la mia notte sia bella
ma nero mastino






Dinanzi alla sorella morta


puoi parlar della soglia nostalgica
che non hai attraversato
intuisci oltre essa
splendore
gelido

etereo

al terrore ed al sangue
lui si avvampa
argentino

ma non hai il diritto
& il potere

di poetare di esso
senza avere il coraggio
del gesto che cambia il destino





Orizzonte


non c’è niente dietro quel filare di pioppi
come sotto l’odore di quel manoscritto
ascolta il racconto dei giorni e le notti
non volerlo profondo e più fitto

di un atavico intrigo tu cerchi la chiave
quel che vedi all’intorno non tutto ti appaga
d’infinite colonne il robusto architrave
la tua musa invadente di qual sogno è presaga?

cosa avresti mai detto senza aperti cantieri
incrociando i tracciati di mare o di terra
assemblar pietre d’oggi a giunture di ieri
guidar sempre una nave che erra

per l’abbaglio di un fatuo chiarore di rosso
dopo astruse manovre deviare la rotta
scomodar capitano ed il mozzo
quando ormai forte il vento era in poppa

mentre estendi i tuoi cerchi non riesci a capire
non stupisca la strofa che così sia conclusa
ma nemmeno tu sai che vuoi dire
poesia non precede la musa





Il canone di artevita


Se tu vivi per scrivere
e scrivi per vivere
ed al prim rigo
risponde il secondo
poi a questi che avanza
ancor risponde il primo
che di nuovo avanza, ecco allor
che le due melodie convergono
pel rigo che tende ad infinito
ad un possente
unisono.


Sarà questo disco troncato prima d'allora?




Treccia del fato


Non andartene via fiera treccia di chiodi
Ché la musica e il tempo ti scioglie sincera
Voglio regger l’affronto che il mondo mi odi
Non ti ho ancora dipinto in metallo su tela

Non saranno i tuoi occhi o stellina che passi
Di conflitto e menzogna a bloccare il linciaggio
Ma ho lasciato tra essi che tu scivolassi
Mi hai pagato con dolce coraggio

Sono lieto del dubbio che il fato mi pone
Alla fin del sentiero qual sia la mia veste
Mischio vita con morte, ed il falso col vero
Sono il fulcro di tutte le inchieste

Plasmerò la mia creta nel mondo domani
Ciò che è due sarà uno per sempre ma adesso
Sia la musica, il tempo, i tuoi occhi e le mani
Sempre il fato cammina perplesso




Come questa città


Queste piccole luci ed il grato
Trespolo della cena
Piccione
Ti fanno scordar la tua scia?

Odio strillante dai muri
Una città staccata dal tempo
Le case di bambola serrano i lupi
Nel recinto fiabesco
Le acque ed i vetri fanno il resto

Essi t’insegnano come cultura
Sia solamente disciplina di guerra
Vano s’ingegna a cantare il poeta
Se amicizia improvvisa o virtù non afferra

Di quante persone sperse o riunite
Di spirito e carne vuoi sentire i moti?
Perdi la tua per le loro vite
Perché non lasciar che ti siano ignoti?

Dorme il piccione nell’ansa notturna
Non gli par strano che si esca distrutti
Se per essere uno devi essere tutti
Cova il pensiero nell'urna



Parole di carta


Forse era un monito, sarà forse un caso
Sola parola che rima con sangue
Dopo un cazzotto sul naso
La nostra lingua che langue

Ma alle percosse che vengono prime
Non puoi rispondere sol per le rime
Non sentir solo di acqua e di rosa
Non lamentarti se grezza è la prosa

Carta del mondo lei offre il fianco
A chi di riscrivere non è mai stanco
Lei conta un secolo come un secondo
Finché non è giusta non arriva in fondo

Prendi la carta allor dei tuoi diritti
Come li hai fatti, per come li hai scritti
Gonfiali strizzali gettali al fuoco
Quello che conta è non sia solo un gioco

Se con le lettere insisti a giocare
La tua partenza finisci a negare
Un’altra parola fa rima con sangue
Prima di arrenderti devi essere esangue





Canti della follia,
dell’inizio e della fine



Cani! Vermi! Cani! Oaargh! Ohh bastaaa!!! Dio!
Datemi l’anello! Orgh, crasp, yaaarh, spirch, trotz, ayalt!
Non posso farcela ohhh sììì, impéto e ardenza la morte!!
Ahhh sono il vitamorto supremo, hooo sprizzo nell’eterno
medio di ogni limite, sono la tensione estrema ed il volturno!
Yes oh niu iorck puf…strimpalnett quartetto di farfalle archate
multicolori.


dicon che goda a comporre dei versi
colui che i giorni migliori ha già persi
ma quando persi il dono del verso
il giorno era il giorno, non plumbeo
né terso


Vomitate biscotti e zombeggiate un’anima
logora alla penetrazione di un’alba stuprante.
Mille pertugi ancor, quali mai nuove tempere,
artigiani di ieri siete passati, non passeranno
gli intarsi che devono battere la storia altrove,
e allor troveranno il suo come e il suo dove.
Abbraccini per i fantasmini e nuovi nomi
per cose sublimi, piccole stille porteranno stelle,
diraderanno concesse pastiglie. Ho intimorito
regni di ghiaccio, basse ma fiere le fiamme
in cui giaccio


La millimorte vuol vindice rinascita?
Sentir le intrusioni di ogni oggetto,
assicchel tutto io penetri saggio?
Che amor disparso senza tregua
e ritorno sia ad ogni stilla l’amor eternarmi?
La bandiera assoluta avrà iscritta la causa,
in ogni uomo vedrò un suo filo, il mondo
nudo della sua maglia, teme essì brama
l’incontro tardivo


Strappati a un caldo grato e ingannevole
non sai se affidarti ad un freddo debole
a cui la tua azione più audace che forte
agguanti un futuro che sfugge alle porte


Uomini d’onore ne han tanto che

non perdonano a sé di violar le finzioni
laddove altri ha poste le condizioni
di agire sereni nel lugubre sbaglio
d’agire angosciati nel giusto e nel taglio

e sino a che l’epoca non è trascesa
più alto sei tu, più profonda l’offesa






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