La pagina bianca
Eccoci nell’antro
delle torture di domani
Vuoi davvero scandire un
viatico
un segno
agli antichi ricordi?
taglienti
Vuoi che essi si imprimano
in terreni presenti
a creare più nere
voragini
a stonare ancor più
con l’odierna saggezza
a trovare conferma nella
sua debolezza?
il mal va cancellato in
ogni loco
anche quello del gioco
Disanima d’una vittoria amara
avvicinati all’oggetto
circospetto
lavoralo con l’occhio
non sai chi sia
non sai cosa
puoi trarre da lui
guarda come si muove
tu hai i raggi x
li hai sviluppati
per prevenir l’impatto
traumatico
di tante volte
di guerriero inesperto,
inelegante, instabile
con un magma informe
se ti travolge
ti illumina bruciante
ma sei tu senza forze
il coraggio coglie la
mezza via
tra assalti improvvisati
avanscoperte ardite
indifese, malaticce
e studio preventivo
allenamento
quiete
distenditi, ed ora
affonda!
ora!
hai perso l’orientamento?
non lo vedi più…
hai dormito forse
dovevi essere più
tempestivo
hai bisogno allora di
urtarlo d’improvviso
di nuovo
impreparato
esserne ancor ferito
è il prezzo
il pensiero fugge
nel tempo in cui
una ferita si rimargina
devi sfruttar quel lasso
qualità naturali nel
petto
nel sangue nella mente
nei nervi negli impulsi
avrebbero portato
già ardita vittoria
di nobile lealtà e
senza maestri
se sol focalizzate
ad unico obiettivo
ma non lo sono state
cosa è il successo
raccoglier tutto a sé
schierare ogni forza
al tuo interesse
cos’è una convinzione
la percezione di una forza
ad essa vuoi aggiungere la
forza del consenso
la mente e il corpo
d’altri
smaschera questo inganno
voi non siete liberi
dalla necessità del
consenso
poiché il consenso avete
su tutti i cardini della
vita vostra
su tutto ciò che conta
le vostre idee son forti
nella modestia di
obiettivi
circonfusi in un sistema
coordinato
cosciente oppure ingenuo
esso ignora
un principio fallace che
rende
la vita del tutto una
continua morte
colei che si riversa in
singoli soggetti
squilibrato significa uomo
investito
da contrastanti correnti
uomo che viva in luogo
instabile
sopra le faglie del mondo
e che bisogno c’era di
tagliarmi il cuore?
la nube nel cervello, che
senso ha?
non puoi spingermi senza
farmi male?
ecco il tuo errore
cerchi consenso dove
non può esserci poiché
la pace lì sta altrove
figlia di altre idee,
d’altro modo di vivere
non val la pena in voi
cambiare direzione
non attraversi un abisso
pauroso
di sangue, per andar verso
un ignoto, incerto
cambiamento
che di mezza tacca
accrescerebbe
il tuo appagamento.
ecco spiegato l’arcano
non sia spiegato invano
Lo spirito vuole
Lo spirito vuole
estrarre poesia
da ogni stralcio di mondo
di anima
dinanzi ad esso
ma quanto può questi
esser forte
in sé stesso?
il sentor di potenza
aumenta
allora che stralcio
diviene mondo
noi cerchiamo potenza
o tenera nicchia in cui
grato lo spirito
distende e riposa
Bellezza…
di bellica forza
bellezza…
di quieto armistizio
quasi mistico odor
di profonda saggezza
dal disonor intonsa
gli riesce quasi
di aprirmi il cuore
sei sicuro d’avere buon
pezzo di legno?
che il tuo pigro scalpello
lo girerà
in qualcosa di bello?
tu che cercavi allegorie
umane
a foglie lanceolate
bronzature
sterpi
come puoi proseguir
l’elitario sentiero
di Lettere
quando inquieta bontà
lascia lo spirito immergersi
nella miseria altrui e vi
tende amiche le mani
ansiosa di amare ma
sentendo
quel che il corpo dice
e lo spirito chiede
è possibile amar
senza affondare?
sento un mare inquinato
sporco denso
pesante
lo spirito ingrezzito
tende istintivo
a riprender le innate
fattezze
le raggiunte finezze
ma deve risalir quel mare
se comprendi che in fondo
alle stigie paludi
trovasti le perle di rara
saggezza
saprai che ciò vale
anche per la bellezza
non è questa missione
per l’uomo di lettere?
se lui sta distaccato
il Mar resta inquinato.
Porto Garibaldi
Perché il mare non ti
porta consiglio?
poiché il tuo spirito si
è inaridito
La terra invero non vuole
semi
vuol mantenere la sua
uniformità
Incuneato il seme
può averne cura adesso
e volgerlo in meraviglia
d’albero
orgoglio d’un suolo
braccato
avvinghiato dalle radici
l’albero vuole le sue
sostanze
lei vorrebbe soltanto
energica mano
che maestra lo estrae
il seme del male.
L’arte schiavizza la
vita
potrà essere un giorno
maestra universale
dei futuri aratri
trivelle e bonifiche?
Ma il tuo seme adesso
non è scomparso
né stipato nel cuore esso
può
divenire albero
senza un vomere energico
senz’acqua balsamica
pertugi ariosi e vasi
comunicanti
e allora gabbiano tuffati
nella mia anima
come in questa chiazza
pescosa
lento barcone avanza
in me
increspa il mio mare
la tua ruggine
corroda i miei stinchi
voglio sentire alghe e
mitili
sospinti e aggrappati
alle pareti del mio molo
voglio amare quel vecchio
ora indifferente
voglio esser grato
a questa pioggia
improvvisa
poiché grazie a voi
voglio creare
Foreste
e giardini segreti.
Correnti
poetica stanza
dolcezza
nel barcamenarsi
tenere stretta lei senza
forzarla
un abbandono delle spire
delle spine
idealistiche
solo elettrico pizzicore
di un ideal semplificato
insaporisce la quotidiana
lotta
s’avviluppa all’amore
è poi questa grande
lotta?
siam dilaniati noi o
già inviliti?
svaporano
gelidi giudizi
assieme alla serietà
ormai traviata da
le visioni pittoriche
ora tu ami questa brezza
intorno
gli odori che porta non
son mai
acri come altrove
ora basta vagheggiar
scenari
da vecchie canzoni
non invidiar l’uomo che
non potesti essere
la mente può sempre
cercar
d’ingannare il corpo
ma lui più di lei
tutto ha registrato
se anche affossato
in profondità insensibili
fino a rilassarti le
superfici emotive
tu decidi
ciò che vuoi cambiare
lui impone ciò che devi
eliminare
puoi variare i mezzi
non gli scopi
illuminar la strada
non segnarla
da ogni sbandata
ti richiama magnetico
irremovibile
ed esige gl’interessi
sembri grato alle sbandate
ne hai bisogno
vattene sì in vacanza
in corsie parallele
son più belle e strano è
il gusto
del contrasto
di te che non vi
appartieni totalmente
che in esse non ti sciogli
ed abbandoni
che sei lì ma sempre
altrove
apri dunque i finestrini
affréscati
te lo concedo poiché
tu sempre
tornerai a me.
Rinvio
credo di non poterla
aiutare
sono un chimico posso
disciogliere
& distillare
posso sintetizzare
catalizzare ma
non creo materia dal
nulla
dev’esserci un grano
di bellezza
nel suo nero
compostaggio
un nucleo di forza
calda speranza
si rivolga dunque alla
vita
e poi a me
Il battesimo del sole
La luce tetra della sconfitta e la luce
splendida della vittoria
hanno in comune che
illuminano la stanza
rifuggi da tutto ciò
che non illumina
La luce non concede
l’esperienza
è l’esperienza stessa
possiamo essere esperti
solo
d’una gamma luminosa
Il più delle volte
non ci appoggiamo alle
spalle di giganti
sprofondiamo nelle loro
sabbie mobili
ci perdiamo pencolanti
nei loro labirinti
avanziamo bolsi con le
loro membra
indossiamo le loro
cateratte
Oh sublime visione di
libertà
Il demone della
cultura è stato ucciso!
Spero non risorga
ogni cosa vuol essere
eterna e indimenticata
dominare i palcoscenici
del mondo o almen
ch’ogni nova fronda
insorga sul suo tronco
Arrampicati adesso
sui cadaveri stinti del
passato
sali questa china
ed oltre questo atollo
di nuvole
cosa v’è mai di più
bello
d’un cielo vergine
irrorato dal sole
che attende il tuo amato
volo?
E quando tornerai a
terra
quei neri bastioni di
cartapesta
saranno dissolti
Inaspettato
poderoso stallone alla
tua destra
ti darà il saluto
Andiamo a cavalcare!
Monito del poeta
Risali la cascata
di sangue gelido
essa è già
nella mente
arabesco
& cattedrale
rovente
Se il mio pensiero fosse acqua,
vorrebbe invadere l’intera superficie del mondo e poi penetrare in
ognuna delle sue fessure, sino a che non c’è più nulla di
impermeabile,
nulla di tangibile, che
le possibilità dell’esperienza sono esaurite.
Solo entrare in contatto
con ogni cosa ti consente di amarla nella potenza fresca e focosa che
ti dona, di sentirne il fastidio da cui puoi allontanarti sprezzante,
o trovare quella pietà che volge le tue energie eccedenti alla cura
di un paesaggio brutto e cioè malato. Da ciò che è brutto puoi
trarre piacere solo nel tuo bieco egoismo che fugge l’ottica
organicista, panegoica, in favore di quella separatista e competitiva
che è invero la causa dell’eterno scaricabarile del male,
l’altalenare della condizione di ogni ente, allorché gli viene
sottratto il benessere per ottenere il proprio.
Croce
d’ottobre e il vicolo
grigio della speranza
Travolti e storditi cambiamo direzione
Hai fatto onor di buon gioco ma adesso non basta
Adesso c’è da spaccar ideali e legna
Sei l’ultimo treno per la
normalità?
O normale svolta d’un viaggio
anormale?
La meta ora è vaga
Abbandonata è con ben poco rimpianto
Il rimpianto è d’averla inseguita
Qualche scomoda nuvola di dubbio
ancora
Offusca la mente punzecchia il cuore
Ipotesi di insistere e che qui adesso
sia
La via della gloria e sanguinoso
successo
Che devi seguir lungo lento e stanco
Ponderata azione
Regger l’acquitrino inattivo
Sperimenti improvvisi
Passeggero disgusto di sé e tutto
questo
Pulsione domata e solo a tratti
rabbiosi sfogata
Tu scolpito poco a poco
E sempre più saggio
Gelida e acre incomprensione
Forse una svolta mentale
Eluderà molte lame
No, qui l’impressione è ormai
netta
Ora il passo è fatale
Siamo vicini della filosofia perdere
il volto e lo strale
Voglio il lavoro e la dimenticanza
L’amore la nicchia
Tutto il resto a distanza
E forse doveva crollare un pilastro a
permettere questo
Essere totalmente doppi non poteva
giammai funzionare
La prima fiamma doveva perdere il
fuoco
Intepidarsi e svanire
Non estinguerai la radice
Un giorno da un’altura marmorea un
forte vento
Ti rammenterà il passato di atroce
torto
Invendicato
Ti porterà gli effetti da cui
risalire
Alle orride piaghe di tutto il mondo
A sancire afferrare comprendere
L’immensità allargata e
disconosciuta della tua ragione
Forse ritroveremo
Radicalizzeremo noi stessi dopo un
lungo viaggio
E se ciò non avverrà
Più l’inferno non sarà.
Tu che sublimi
tu che sublimi la morte
hai bisogno d’un pulpito
radura o sentiero del bosco
ali elettriche di un gufo
sali la bruma di cui splendon le
foglie
stanchi sassi del molo
belvedere isolato della taverna
veste di spettro
nella festa atroce della strada
devi solcare abissi
per empire abissi
l’asfalto scompare
sotto lo sguardo truce
d’un volto irrigidito
s’aggrappan le linfe
ad un metal notturno
tutto sembra un pretesto
per viaggiare
se le strade son lisce
lo spirito si snoda
se son scabre e lui spento
vi s’appiglia e risveglia
c’è una forza orrida e
spaventevole
non la senti?
da mille atomi estranei
seguirà turbinante
s’unirà in scettiche
effimere molecole
ma molto reali
e fuggirà fredda
e ti deriderà…
questo thè non riscalda
in profondità
questa gente non ha
personalità
me ne andrò da qui
col mio luccio pescato
ogni cosa riesce
se riesce lieta
deciderò le mie vesti improvvise
tutto ciò che è dentro
deve esser fuori
sperdute perle e maestri nel mondo
sarete miei ma scaglierò via
da me adesso tutto
ciò che non sappia
di adrenalina.
Dedica
crepa cialtrone
tu che inventi i
contesti non meriti
nemmeno i testi
che distorci
mesti
Presa diretta
Siete tutti
sintonizzati stasera
allo Stadio delle
Anime
vi siete persi
l’inizio
dell’incontro, non
ne vedrete la fine,
credevate che i
giochi fossero fatti?
Questa è la sfida
della storia,
Signore e Signori,
avanti con le scommesse!
Questo è l’incontro
più equilibrato di sempre,
mai fu la noia più
emozionante,
e dunque si apra il
sipario,
eccoli per voi anche
stasera…
DEMONE DELLA CULTURA
VS
DEMONE
DELL’AZIONE
PRESUNTUOSA
E ancora!
DEMONE DELL'AMBIZIONE
IMPOSSIBILE
VS
DEMONE DELLA
BUONA
NICCHIA
la regia qui è ormai
persuasa
se la giocheranno ai
punti
nell’Eternità
nessuno crollerà al
tappeto
senza rialzarsi
ora la pubblicità
per favore…
Dunque…
Ho lasciato di sopra un
grigio perla Una emozione blu
Un Tesoro d’Oriente
pensate che siano metaforuccie psicologiche del cazzo o ricordi da
prendere al lazzo invece sono i flaconi dei profumi sulla scrivania
nei quali chissà perché
visto che sono più belli della nostra vita
cerchiamo arcane
ispirazioni
Più di questo insetto
esecrando sullo schermo in cui mi tuffo
facendomi strada tra
orridi biglietti e pulizie notturne
incolpando bestie fetide
alleate alle ingiustizie cosmiche
Il demonio non mi vuole
sviticchiato
E strizza le gocce d’eroismo da
un cervello che splitta e vuole arrampicarsi alle bave del degrado
che ora intridono la terra e reticolano la volta celeste e vuole
tesserne un maglioncino di Armani per esser più cool domani
nella prossima radura
sociale
Come è possibile pensare
che il più fulgido
bellissimo e miracolato surfista dell’oceano non debba
essere un grandissimo stronzo dal momento che anche per lui la vita
diviene sempre più dura?
Rosellina Vomito
chewingum
Gabriele D’annunzio
gli Occhi
vogliono cadere di fuori e dormire
attrazione per
uno scheletro
niente Liquidi
& Tessuti
non vuoi usare quelle due parole
di condanna
M d’A
indelebile
sferette
magnetiche
costruisco un dodecaedro
sembra una struttura indeformabile
poi vi appiglio un ciondolo coi pezzi
rimanenti
stupefatto da una
energia brevemente salita alle soglie
di sbarazzina speranza tutto può
essere molto più facile
le luci e i soggetti devono sfiorarti
ed imprimersi come
farfalline
giocaci tenero o soffiale via
dobbiamo essere dentro un gioco reale
dove abbiamo le armi di un gioco
ci sono serbatoi di potenza e vicoli
impensati
puoi ingerire strani elisir
contro lo stagno
ed il nero risucchio del cuore ucciso
puoi vendere l’anima al diavolo
trova refrigerio nell’asfalto su cui
sei riverso
gioca coi sassolini ed attendi
quel tir non tornerà nell’immediato
e puoi usar le strade basse
o fabbricare una bomba
quei pungoli innestati negli oggetti
intorno
dentro le parole
da mostri che non trovi
nei videogame
li puoi veder congelati e caduti
frantumati a terra
da bambino hai il cuore del poeta
senza sapere che cosa sia
attraverso gli occhi entra in contatto
con la natura affine e allor si inebria
e distende
non c’è niente da fare dopo
ti restano solo gli occhi
il rock è riuscito ancora
ad arrapare il tuo sangue
non ti sembri così strano
siamo nel film della realtà
se fai la traversata dello zombi
nell’infinito di una
giovinezza cosa farà mai il cavaliere
scintillante?
se l’amore è uno stimolo
non disdegniamo l’odio
anch’esso sposta le montagne
anch’esso accende i contorni
dei pensieri e li riempie di nafta
anch’esso scuote le membra
da pigrizia e ragnatele
e autolesionismo
puoi farti guidare da lui attraverso
un percorso panoramico
di bellezza violenta che sfocia in una
apprezzabile morte danzerina e fiera
disperata senza orrore
operate un chiasmo
vedrete che è peggio
assemblo l’ultima sfera
ho costruito una stella!
Buonanotte.
Sporche
Gemme
Qualsiasi passione può
vincere l’istinto di sopravvivenza
In fondo basta che la
sopravvivenza sia legata ad una passione
Ma esiste forse un caso in
cui non sia così?
Il sole irradia le coste delle isole
Canarie
Mentre uno squillo al cellulare
Dall’America ci rammenta la
nostra Capability
La nostra filosofia abbraccia ogni cosa
Non siamo mai
scesi oltre la soglia
da cui si affonda
Maria
è una bimba con le scarpine
ma poco importa
meglio dilanianti commedie
e qui c’è una porticina con un
cunicolo
germanico verso
un’allettante fastidiosa noia
quella stanza mentale
mi ha quasi conquistato
ma io devo
conquistare lei ed il corpo ne rifiuta i mezzi senza
sconfigger la volontà e
ne risulta Stridor di Colpa
ma tu devi creare
volontà da un nido di quiete elettrizzata e innaffiata
altrimenti ritagliati
una corsia dove puoi sbrigliare il cavallo
ossia l’antitesi del tuo carattere
possa innescarsi senza degenerare
e lo faccia lontano da sguardi
indiscreti che
immediati tributano sdegno
schifeggiante
ma temo che qualunque
cristallo di Svarowski
tirasse fuori
dal cilindro mio bel maghetto non riscatterebbe…
non importa!
Luccichini
Sbrillantini
Smeraldi
& Rubini
Notte del crocevia
Qui siamo nell’Iperuranio
non ci toccherai gioia matura
né torneranno infanzia e la natura
cosa sono quei funghi chiodini e
coprini
boleti amanite e mazze di tamburo
cosa il dolce terrore del bosco di
betulle
cosa l’occhio del diavolo in un
campanile
la processione di fiaccole rimpiante
alla finestra
e poi dai monti la nenia pungente
qual profondità minacciosa aveva il
profilo
della montagna di notte ed una luce
lassù
cosa non poteva significare?
Perché un animo piccolo, sol perché
vuoto,
può farsi imprimere con
quell’intensità
ma l’ego umano si gonfia, anno dopo
anno,
sia esso egro o potente, non lascia
spazio a niente
il sublime adulto può essere solo
nell’improba vittoria
il sublime bambino è il mondo che lo
invade, senza ch’ei vincerlo voglia
In quell’antico opacizzato scrigno
penetra ancora la luce dello sguardo
ma allora sciroppi sono chiamati a
sciabordar le pareti
quando poi ogni perla sarà distaccata
invadila e attorniala della forza
presente
di saggezza e sostanze che altrove hai
attinto
fanne ibrido e portalo in superficie
congelalo qui in una invetriata
di nuovo splendida
di nuovo grata
Pensiero nel volo
Maestro Limpido tu
avresti addolcito
immagini sconnesse
cucito in me scampoli
di stoffe preziose
che soffrivano tesa
la solitudine
calmato in me la fame
disciplinato l’anima
donato a lei il giusto
scarico creativo
salvato il cuore avresti
dalla narcisa morte
sei dunque stato qui
e divenuto arte?
se tu non l’hai fatto
piacerai ai passanti
che numerosi accorrono
sulle liete strade
io intingerò di gioia
i cuori di Ade
Metamorfosi
guai alle tue radici
forgiano la tua natura
danno l’imprinting
alla tua visione del mondo
monocolore insano
una formula del mal
perpetuo
l’egoismo del buono
che non si diffonde
farà affondare la nave
ti sei aiutato con
lettere elettriche di
futurismo
ancor non possiedi la
sintesi vincente
di stralci vincenti
d’uomini di nobiltà illuminata
dominatori stoici della
spina eterna
esperti d’apnea
acquitrina
e galleggiamento
viscido
la natura e visioni
cittadine
possono distendere il
cuore
scaricare all’intorno
guizzanti correnti
elettriche di cambiamento
se sai trascegliere la
bellezza
s’imprimerà in esso
senza che debolezza
diacronica la trasformi
in crudeli vetri rotti
che vano il pensier si
batte
a chiuderne i tagli
facilitar l’organismo
quando rimette quieti
i fluidi residui
e
che volevi fare tu
Astemio ed Intossico
evaporare in una nuvola
rossa?
quella che usciva dalla
tua tempia
strapanata da un
proiettile
ma guarda invece dove
portano
le feritoie della notte…
il pesciolino arancione
incanta
il bimbo e si muove rapido
flessuoso e si infila tra
gli scogli
oh come distende il
pesciolino
perché uno squalo?
che paura che nel tulipano
fosse il ragno!
il focolare volea esser
dipinto ed il nonno
che bestemmiava amabile…
non importa se una costola
ti odia
o l’intero giardino, non
hai bisogno
di volgerti in bacherozzo
poiché
hai imparato a danzar con
le scarpine
e profittar dei balsamici
succhi
che stan dietro le cose
un regredir codardo
nell’infanzia?
ecco! briccone!
rovinasti tutto
ed ora come render poetico
quel termine?
come a trasformare
il vetriolo in talco
una goccia d’inchiostro
acido
uscita all’irruenta
penna
ha bucato il foglio e non
v’è
rimedio a questo
vuoi tu trasformar dilemmi
etici
in dilemmi estetici?
codesta è la traduzion
filosofica
della pigrizia
già questo è più
discreto!
ma tu lo sai che se il
lurido viandante
ama bagnarsi in limpida
fonte
non già la fonte può
gradire
d’intorbidarsi al suo
contatto?
codesti i rapporti umani
nell’usuale giorno
dissolvi il contrasto e
l’universo è felice
ma qui siamo nei
laboratori
della mente
non insozziamo niente
nessun protesterà
qui trasformiamo il piombo
scabro
in brezza estiva di
muschio
ma perché ora uno scorcio
di mare
da antica torre odora
d’amori mancati?
perché asimmetrie
boschive ti fan
pensare ai tuoi debiti?
il torrente non dilava
l’anima
la spiga è lavoro
l’avventura guerra
ah
è l’etica che fa valere
i suoi diritti
sull’estetica
attendo l’occhio del
vecchio
a giudicar sé e ogni
specchio
Nuovo
Ordine
Oggi bruciamo
nell’aria tersa di
questo monte
ciò che non s’addice
alle altezze
ogni putredine
d’indisciplina
o d’incarnata sventura
dissolverà nella fiamma
rossa
dal profondo della terra
essa sale
fiera e si staglia nella
neve
Il sublime ora è termico
questo calore amico
nel quale s’insinuano
lame di freddo
attraverso la schiena
Cosa v’è di più
grato
di questo rito?
Ed ora in marcia!
La bellezza è ritmica
ed è geometrica
scienza che domina il
divenire
vede i passaggi d’una
meta
ha lucido sguardo
piedi scaltri e decisi
membra reattive
pensieri sobri
Con tale dignità trionfa
con essa perisci
giammai aiutare la morte
giammai anticiparla
Attenzione ai veleni
autoindotti dallo
spirito
L’economia di guerra
come in pace comincia
dal corretto rapporto
di corpo & mente
Domina questi
dominerai il resto
Regno
venturo
In questo anelito viaggio
nella città del marmo
grigio
e nel verde di orti
botanici
dove personaggi puliti e
pittoreschi
di nobiltà che fugge
l’arroganza
parlano di questa pianta
come d’amore alla
propria amata
e non sbavano una parola
d’eccesso
e così fanno con le mie
selve psichiche
da ridurre a giardini e
con i frutti
della filosofica mia arte
Chi non sia medico al
mondo
è vandalo e predone
Poniamo di non inquinare
mai nulla
non mai fotografare scorci
di squallore
dissi che il mal va
cancellato in ogni loco
deviam dunque la luce dei
barbarici specchi
che esaltano tronfi e
gaudenti i difetti
forse l’arte della
bugia ballerina
servirà a guarire i
frutti
di tante menzogne
non diamo confini
pertanto all’estesi
siamo artigiani di minuti
splendori
di attente correzioni
identificato un nemico
non importa se lo si
combatte
ai fronti periferici o
centrali
nella potenza o
manifestazione
negli avamposti affermati
o nelle pensose latebre
sempre ne soffre
e senza tregua
soffocherà
Edonismo
impara a leggere dieci libri in mezzora
per concludere ch’essa
ti è stata rubata
allora agirai solo per amore
l’amore che annulla il tempo
la potenza che illumina in un istante
nessuna comprensione va oltre il
sentimento
gioir di qualcosa è uguale a
comprenderla
le grinfie d’esistenza
vogliono trascinarti in basso
come un invasato appigliati a una fonte
di gioia
appiccica sul barattolo la tua faccia
adesso espanditi sistemico spietato
rapido astuto come un lupo famelico
metti la tua faccia
su altre fonti di gioia
non v’è altra soluzione
Alba per
mille albe
Questa luce nella notte
vuole essere
La lucciola universale
Posso vedere solo stellari
fuochi lassù
Piovono impropri in petto
nella terra impossibile
Il gelo rosseggia e ride
Per un momento
L’intermittenza salverà
Come naturale marea
La vita e guarda qui
Potenzia le cose buone
create
Che vuoi far del nero
Se non sbianca
Non puoi difendere attacca
Se non s’arretra avanza
Sia ogni bilico
Astuta danza
Siam giunti lontano
Dove non pensammo
Cosa mai credi di avere
visto
Spande terrifico cavernoso
il cosmo
Ghigna il futuro ti lancia
un guanto
Fiale di solitudine
arridono
Capillari abbandoni
ammiccano
Così i tuoi occhi lo
accettano
Ricordi chi crede in
quello che vede
Folli folletti dipingono
il quadro
Di notte cancellano,
Domani
è cambiato
Canto
alla musa delusa
Invano
più
che
di vita
un segno
di scrivere
bramo
perché d’universo
voglio essere
degno
Retorsio
Musae
Indegno
è
l’universo
d’essere
perché
di ben scrivere
segno non brama
non serve di più
che una vita
vana
Giudizi
Identitari
cruento petrolio corrode
ogni stella
si depositi o fletta al
mio manto marino
non vuol la mia notte sia
bella
ma nero mastino
Dinanzi
alla sorella morta
puoi parlar della soglia nostalgica
che non hai attraversato
intuisci oltre essa
splendore
gelido
etereo
al terrore ed al sangue
lui si avvampa
argentino
ma non hai il diritto
& il potere
di poetare di esso
senza avere il coraggio
del gesto che cambia il destino
Orizzonte
non c’è niente dietro quel filare di
pioppi
come sotto l’odore di quel
manoscritto
ascolta il racconto dei giorni e le
notti
non volerlo profondo e più fitto
di un atavico intrigo tu cerchi la
chiave
quel che vedi all’intorno non tutto
ti appaga
d’infinite colonne il robusto
architrave
la tua musa invadente di qual sogno è
presaga?
cosa avresti mai detto senza aperti
cantieri
incrociando i tracciati di mare o di
terra
assemblar pietre d’oggi a giunture di
ieri
guidar sempre una nave che erra
per l’abbaglio di un fatuo chiarore
di rosso
dopo astruse manovre deviare la rotta
scomodar capitano ed il mozzo
quando ormai forte il vento era in
poppa
mentre estendi i tuoi cerchi non riesci
a capire
non stupisca la strofa che così sia
conclusa
ma nemmeno tu sai che vuoi dire
poesia non precede la musa
Il
canone di artevita
Se tu vivi per scrivere
e scrivi per vivere
ed al prim rigo
risponde il secondo
poi a questi che avanza
ancor risponde il primo
che di nuovo avanza, ecco
allor
che le due melodie
convergono
pel rigo che tende ad
infinito
ad un possente
unisono.
Sarà questo disco
troncato prima d'allora?
Treccia
del fato
Non andartene via fiera treccia di
chiodi
Ché la musica e il tempo ti scioglie
sincera
Voglio regger l’affronto che il mondo
mi odi
Non ti ho ancora dipinto in metallo su
tela
Non saranno i tuoi occhi o stellina che
passi
Di conflitto e menzogna a bloccare il
linciaggio
Ma ho lasciato tra essi che tu
scivolassi
Mi hai pagato con dolce coraggio
Sono lieto del dubbio che il fato mi
pone
Alla fin del sentiero qual sia la mia
veste
Mischio vita con morte, ed il falso col
vero
Sono il fulcro di tutte le inchieste
Plasmerò la mia creta nel mondo domani
Ciò che è due sarà uno per sempre ma
adesso
Sia la musica, il tempo, i tuoi occhi e
le mani
Sempre il fato cammina perplesso
Come
questa città
Queste piccole luci ed il grato
Trespolo della cena
Piccione
Ti fanno scordar la tua scia?
Odio strillante dai muri
Una città staccata dal tempo
Le case di bambola serrano i lupi
Nel recinto fiabesco
Le acque ed i vetri fanno il resto
Essi t’insegnano come cultura
Sia solamente disciplina di guerra
Vano s’ingegna a cantare il poeta
Se amicizia improvvisa o virtù non
afferra
Di quante persone sperse o riunite
Di spirito e carne vuoi sentire i moti?
Perdi la tua per le loro vite
Perché non lasciar che ti siano
ignoti?
Dorme il piccione nell’ansa notturna
Non gli par strano che si esca
distrutti
Se per essere uno devi essere tutti
Cova il pensiero nell'urna
Parole
di carta
Forse
era un monito, sarà forse un caso
Sola parola che rima con sangue
Dopo un cazzotto sul naso
La nostra lingua che langue
Sola parola che rima con sangue
Dopo un cazzotto sul naso
La nostra lingua che langue
Ma
alle percosse che vengono prime
Non
puoi rispondere sol per le rime
Non sentir solo di acqua e di rosa
Non lamentarti se grezza è la prosa
Carta del mondo lei offre il fianco
A chi di riscrivere non è mai stanco
Lei conta un secolo come un secondo
Finché non è giusta non arriva in
fondo
Prendi la carta allor dei tuoi diritti
Come li hai fatti, per come li hai
scritti
Gonfiali strizzali gettali al fuoco
Quello che conta è non sia solo un
gioco
Se con le lettere insisti a giocare
La tua partenza finisci a negare
Un’altra parola fa rima con sangue
Prima di arrenderti devi essere esangue
Canti
della follia,
dell’inizio
e della fine
Cani! Vermi! Cani! Oaargh!
Ohh bastaaa!!! Dio!
Datemi l’anello! Orgh,
crasp, yaaarh, spirch, trotz, ayalt!
Non posso farcela ohhh
sììì, impéto e ardenza la morte!!
Ahhh sono il vitamorto
supremo, hooo sprizzo nell’eterno
medio di ogni limite, sono
la tensione estrema ed il volturno!
Yes oh niu iorck
puf…strimpalnett quartetto di farfalle archate
multicolori.
dicon che goda a comporre
dei versi
colui che i giorni
migliori ha già persi
ma quando persi il dono
del verso
il giorno era il giorno,
non plumbeo
né terso
Vomitate biscotti e
zombeggiate un’anima
logora alla penetrazione
di un’alba stuprante.
Mille pertugi ancor, quali
mai nuove tempere,
artigiani di ieri siete
passati, non passeranno
gli intarsi che devono
battere la storia altrove,
e allor troveranno il suo
come e il suo dove.
Abbraccini per i
fantasmini e nuovi nomi
per cose sublimi, piccole
stille porteranno stelle,
diraderanno concesse
pastiglie. Ho intimorito
regni di ghiaccio, basse
ma fiere le fiamme
in cui giaccio
La millimorte vuol vindice
rinascita?
Sentir le intrusioni di
ogni oggetto,
assicchel tutto io penetri
saggio?
Che amor disparso senza
tregua
e ritorno sia ad ogni
stilla l’amor eternarmi?
La bandiera assoluta avrà
iscritta la causa,
in ogni uomo vedrò un suo
filo, il mondo
nudo della sua maglia,
teme essì brama
l’incontro tardivo
Strappati a un caldo grato
e ingannevole
non sai se affidarti ad un
freddo debole
a cui la tua azione più
audace che forte
agguanti un futuro che
sfugge alle porte
Uomini d’onore ne han
tanto che
non perdonano a sé di
violar le finzioni
laddove altri ha poste le
condizioni
di agire sereni nel
lugubre sbaglio
d’agire angosciati nel
giusto e nel taglio
e sino a che l’epoca non
è trascesa
più alto sei tu, più
profonda l’offesa
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