Sono
il poeta che sogna
con
orgogliosa vergogna
ché
non mi fermo a sognare
quello
che penso è già un fare
È
un passaggio tra spini
che
mi concede i confini
di
questo spazio scrutare
e
forse un dì misurare
E
trasformare in scienza
un
turbinio di coscienza
per
ora agguanto intuizioni
le
incido sui cornicioni
Su
cui cammino ardito
e
ai prodi lancio un invito
chi
non lo vuole raccogliere
dall'arte
mia dovrò togliere
In
questo maggio che offende
con
piogge di novembre
staglia
la notte al futuro
incubi
di vetro scuro
Si
decompone ai tuoi occhi
la
soluzione che tocchi
fatta
di materia estranea
fantasia
estemporanea
E
già così si allontana
l'acquisizione
più sana
di
libertà e dolci sponde
spirito
sol non si arrende
Ma
ancora tocca il terrore
del
cupo gelo interiore
che
salirà col disprezzo
negli
anni sale – già – il prezzo
Sia
la parafrasi questa
della
tua scelta funesta?
Stridore
che aumenterà
coi
perni della realtà...
Fino allo scontro finale
lo affronterai come tale?
Quanto puoi essere forte?
E accetterai tu, la morte?
Quando compisti l'impresa
già – non finì con la
resa
né tua, né quella del
mondo
né con il buio profondo
Qualche mistero, sicuro
si chiarirà nel futuro
e ancor la vita prosegua
in direzione ambigua
Incarna questa mia via
principio d'una filosofia
ancora non la comprendo
appieno
ma lo farò al capolinea del
treno.
Bella
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