Siede gemendo in preda a
convulsioni
schiava del torto, notte e
dì le prende
frustate sulla groppa, e
frustrazioni
la discrasia sociale a ciò
sottende
Da mente altrui sì spesso
penetrata
dall'inferior si fa quasi
convincere
torna a se stessa – e di
questo è grata
dopo il travaglio, e deve
ancor resistere
Già, perché altri dominan
la scena
posson sì far valere i lor
valori
ed ogni bieca concezione
oscena
conceda a lor stipendi,
gioie, allori
Capisce ognun soltanto ciò
che vive
e il nobile è già solo,
nel suo inferno
consuma nera il fegato la
bile
la sua ragion prosegue, a
passo infermo
Ritrova già che più
profondamente
sta radicato il torto alle
sue spalle
prende coscienza con l'età
crescente
venga da monte ciò che
scorre a valle
Non c'è realtà su cui
poter far leva
ad ottenere un
riconoscimento
od una deviazione che
solleva
l'animo oppresso dal suo
malcontento
Lontana è concretezza – e
la teoria
marcia gravosa e parla
gravemente
gettito del suo inchiostro
sulla via
questa dispiana al nostro
discendente
E quanto a noi, destino ha
già parlato
da mille segni – e può
serbar sorprese
tuttavia non le aspetto a
mani tese
ché troppe volte fui di già
ingannato.
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