Ragazzo, non era come ti atteggiavi
ma lor ch'eran sbobba, sì, da maiali
Meschini piazzano la mossa più lercia
e non li giustifica la vista guercia
Anzi, li condanno proprio per questo
che non lo piglino come pretesto
Son guerci alla nascita - nell'animo loro
perciò non distinguono l'ottone dall'oro
La forza scambiano con debolezza
e han la tua vita sol compromessa
L'onor lo lasciano volentieri
ad altri - ma sono orgogliosi e fieri
Non voglion che gli si tributi sdegno
e mai nella vita han colto nel segno
Siam stanchi, noi nobili, di sobbarcarci
ciò che si scrollano gli animi marci
Vivere senza verità e giustizia
e per gente che non ci ama e ci strazia
Mai un progresso dobbiamo a costoro
digeriamo un passato opprimente ed oscuro
Ci ripresentiamo arditi alla vita
per esser traditi da feccia infinita
Sembra il resistere l'unica vittoria
ed il descriverli con cinica boria
Loro ci han fatto sentire in colpa
di ciò che ci han fatto - massa bifolca
Ci siamo rigirati nel cuore
sante reazioni di nero rancore
Come se ad animi pii ed innocenti
fossero volti concetti violenti
Confermano la superficialità
quando condannano senza pietà
Ciò che dicemmo alla stessa:
che fosse sbranata da una leonessa
O robe simili - comunque giuste
avendo lei offeso le genti più oneste
E i nostri abbagli, li han sulla groppa
ci tiraron sugli occhi la merda: troppa
Se siam superiori, non è cosa ingenua
dir che lo siamo su tutta la linea
E il corollario della bassezza
è sconciare giustizia, verità e bellezza
Una persona mi disse una volta
(era il rimprovero di una donna stolta)
Che felicità sol poteva darmi
un di quei luridi vermi bastardi
Come se il mio giusto disprezzo
non provenisse dal vissuto pregresso
Ma fosse un atteggiamento sbagliato
da lor signori in tal modo punito
Ch'io fossi duro, cattivo, arrogante
più presuntuoso d'un arco rampante
Non fosse che aveo già toccato la luna
coi piedi immersi in bieca sfortuna
Per cui me lo potevo permettere
e scriverlo tosto a grandi lettere
Per le mie lettere non cambierà
colei che odio: l'umanità.