Mi solleva il singulto da un testo
nicciano
la parabola amica di un raro percorso
questa e quello volevo troncare sovrano
e scagliarmeli via come zecche dal
torso
prender quello ho, e giocarmela adesso
presentarmi avveduto ad un mondo
dormiente
accordare al mio corpo questo
compromesso
riscattar mezzo orgoglio, per un quarto
di mente
ma poi basta, la notte, farsi un gir
sulla rete
a capir che non son queste le
proporzioni
se tu tagli dei mezzi alle massime mete
non ti aspettan che barbare
mortificazioni
tanto vale allora accettare il destino
di elevarsi per gradi, ogni giorno
morendo
chi ha raggiunto il governo di questo
teatrino
credi mai lo abbia fatto scalciando?
Tu imparalo ancor: non s'improvvisa
niente,
se per vivere di prepotenza e d'istinto
devi muoverti per mille anni silente
finché ogni particola del nemico hai
distinto
hai studiato l'antidoto nelle
profondità
del tuo cuore, nel tetro laboratorio
hai lasciato al concetto la vitalità
e inserita d'astuzia nell'immaginario
ed allora tu sii un concentrato del
mondo
se ne sbrogli i contrasti la nemesi è
pronta
raschia ben delle brocche anche il
fondo
se tu vuoi cancellare ogni onta
e ricordati sempre che qui non tutto è
male
porta dalla tua parte quel che regge ed
è buono
come ha fatto lui, lo stratega più
astrale
un analogo del superuomo
fai un passo più cauto, un più audace
dell'altro
questa chiara poesia nasce da uno
svarione
non è scaltro quell'uomo che brucia la via
agognandone la conclusione...
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