Ritorno spireggiando sui
miei passi
m'accorge l'oggi che ieri
sbagliava
pensandomi sovrano degli
ammassi
alieni cui la mente
proiettava
M'entusiasmavo ingenuo per
la voglia
di frettolosamente cambiar
scena
l'alimentava il rivo che
gorgoglia
bella stagion che
s'accennava appena
Mi stringe ancor l'inverno
del mio mondo
di personal e storico
conflitto
con le nature che stavan nel
fondo
e adesso regnan con fiero
delitto
Interminato tempo mi separa
dal giorno in cui avrò
raschiato via
mendaci tratti di una vita
amara:
or vera nel disegno, sarà
mia
Ma perché questo avvenga è
necessario
uno strappo violento ed
improvviso
che ponga subalterno quel falsario
lo stolto che ti stupra col
sorriso
Fino a che vince per legge
suprema
non muterà giammai vision
distorta
bieco giudizio e decisione
oscena:
dobbiamo noi varcare quella
porta
Sentiero creativo ancor ci
aspetta
che presto s'affatica alla
lettura
di tutta quella merce nuova
e vecchia
che viene poi chiamata la
"cultura"
È
giusto, poiché essa è difettosa
ed
assai spesso grossolanamente:
stantia, superba, scialba,
inetta, afosa...
dobbiamo superarla
certamente
E allora non stupisca in noi
la prassi
d'andar sbocconcellando suoi
frammenti
devianze son chiamate dagli
abissi
che vogliono agguantare
firmamenti
Ancora perso negli stessi
fossi
melmosi - mi divincolo pian
piano
non scordiamo l'intento che
ci ha mossi:
cantar tutto, dal basso al
soprano
Zittire solo chi cantava
male
scremar tutte le macchie
inopportune
ed orchestrare un sogno, ora
reale:
a questo fu chiamato già il
mio lume.
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