Fiumi d'intralcio umano
traffica congestione
il cellulare infamo
raggiungo le colline
qui penserà il mio tronco
nel suo malsano legno
tragico viaggio e monco
figlio d'un mondo indegno
ancor su errate basi
innalzo i miei progetti
comunicanti i vasi
d'incontri maledetti
si pente ancor l'audacia
d'essere stata mia
punita con ferocia
dalla foresteria
il lato positivo
sanguina nel progresso
sforzo di un uomo vivo
a ritrovar se stesso
scrittura interventista
su quel che mi mancò
ne eviterà la lista
allor che ricordò
trappola lacerante
che l'arte può innescare
se la realtà perdente
limita a denotare
avanzo a discoprire
con il palato guasto
dall'esperienza ostile
ancora tutto il resto
piglierò dai cantoni
mille – dell'esistenza
pezzi di frutti buoni
a riempir la coscienza
questo mosaico triste
della manchevolezza
brilla di pietre miste
rigetta l'impurezza
ma tiene il suo disegno
guardalo alla distanza
giusta ed al tempo degno
allor che il carro avanza
e attinge ogni tassello
e giù l'incolla indietro
già ben tornito e bello
com veneziano vetro
stacca dal preconcetto
di gioventù ideale
o sarai schiavo inetto
sopra infinite scale
non è già il quando o il
dove
ottieni tu un frammento
o il numero di prove
prima del gran concento
ben si distilla il succo
da centomille storie
dolce di più di tutto
il resto sono scorie
non le tenere strette
soffocheran la vita
e inafferrate vette
te la faran nemica
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