Non
alletta allargare la cultura
né
perdersi nei luoghi dell’infanzia
e
sguardi oltre queste quattro mura
son sabbie nere vuote di speranza
la
stretta mia storpiante sull’orgoglio
ha
dissipato lenta l’energie
e
il non aver giammai quello che voglio
cercato
già per millecento vie
colpo
di reni, sempre rinnovato
consente
al cavalier di non morire
nella
stessa palude sprofondato
si
trova ancor domani il suo bel dire
ché
nuovo fango piove ininterrotto
d’interna
forza svuoti le tue sacche
stanco
di questo luogo maledetto
uguale
sì nel giorno e nella notte
a
che mi appiglio, dentro oppure fuori
non
vedo bei contorni nella nebbia
e
perdono gli oggetti i lor colori
or
langue smorta anche la mia rabbia
delude
l’amicizia, già in caduta
libera
per i torti di ciascuno
il
male solo è materia bruta
e
raffinato è sempre sì importuno
ripieghi
d’egoismo son vitali
ma
anch’essi vogliono sostentamento
e
dal mercato bui sono i segnali
ed
altra sabbia allor porterà il vento
alzar
la cresta a improvvidi ideali
che
già rinneghi, sai, non può pagare
ad
anche con risorse eccezionali
la
barca sol potrebbe naufragare
forse
saresti il primo a sabotarla
frenato
sì dall’odio per la gente
ed
il rifiuto netto di aiutarla
quando
tua vita ha ucciso lentamente
squallidi
vecchi, tu non vuoi imitare
in
lenta decadenza le lor vite
passar
residuo tempo a brontolare
vorresti
pel tuo inverno, un’aria mite
cos’altro
te la dia, tu non sai dire
se
non un turbinio di vita nuova
se
l’uomo sveglio affina le sue mire
e
anche stavolta ardito, ci riprova.