Islanda

Islanda
arcobaleno sotto la cascata di Skogafoss in Islanda

venerdì 30 ottobre 2020

Postille al manifesto (II)

 

Cosa pensare di questo frammento...

    Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti,
    disprezzo - io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della
    diffidenza di sé, la miseria del vinto: non ho compassione di loro, perché auguro loro la sola cosa
    che oggi possa dimostrare se un uomo abbia o non abbia valore - gli auguro di resistere...
 
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi
 
 
Siamo dinanzi all'ideale eroico, figlio legittimo di quell'epoca. Reazione al pessimismo precedente e ad altre correnti. Tuttavia, vi è in esso un'ampia sopravvalutazione del detto VULNERE VIRESCIT VIRTUS, e una corrispondente sottovalutazione del ruolo dell'amore e del conseguente benessere nel far fiorire e fruttificare la Virtù. Le asperità della vita fanno soccombere il debole e costringono l'uomo virtuoso a tirare fuori tutto quello che ha, al fine di sopravvivere e portare avanti le sue cause. Tuttavia, in nessun modo questo può aumentare il quantitativo naturale della virtù di un uomo, e pone ad essa solamente dei gravosi ostacoli che di fatto sperperano parte delle sue energie, oltre a logorarne la salute: e nessuno può sostenere che questo favorisca il raggiungimento degli obiettivi, senza i quali, beninteso, nessuno abbisognerebbe di essere virtuoso. La sofferenza fa crescere solo nella testa, ed anche questo perché molte delle pulsioni naturali vengono qui trasferite producendo i dedali della riflessione, specchio della complessità del reale entro cui il virtuoso è chiamato a muoversi ed è spesso impossibilitato ad agire direttamente. Ma se questa realtà fosse un poco meno complessa e ostile, orbene se l'elemento esterno fosse più conciliante l'elemento interno, che chiamiamo virtù, se fosse quindi anch'esso virtuoso, ebbene, tale crescita interiore sarebbe superflua e l'uomo potrebbe esplicare la sua virtù, aumentando il benessere generale, ovvero il suo e quello degli altri, con molta meno sofferenza ed infine, in una corrispondenza perfetta, senza sofferenza alcuna. 
Il cuore umano necessita, per stare bene, di esperienze OPPOSTE a quelle elencate da Nietzsche: in sostanza necessita di essere curato ed amato per essere più efficiente. Sostenere che la sofferenza fortifichi è invero assurdo, dacché una pianta giammai innaffiata e posta lontano dal sole potrà - per quanto forte - solo appassire e seccare, ed appoggiarsi, per crescere, a strati di rancore sclerotizzato. Il forte è più forte se viene amato, e la sua magnanimità naturale fa sì che egli ripaghi a chi gli giova con una dose decuplicata di giovamento. Il virtuoso è consapevole di ciò e lo rimpiange, nei momenti più duri della sua esistenza, poiché sa di meritare di più e di poter dare di più qualora gli fosse dato quel che merita. 
Le esperienze fatte da Nietzsche, quali egli ha elencate, sono dovute al fatto che egli era un uomo di transizione, come immodestamente mi sento io, che quelle esperienze ho ampiamente conosciute.
Chi possedeva la sua mentalità e ha vissuto la breve parentesi dei fascismi ha trovato di fatto sotto di sé un terreno migliore ed è stato più felice. Prima dello sfacelo finale, ovviamente. Io sostengo che la virtù non meriti di soffrire più a lungo e non debba dimostrare più niente. Che nella prossima epoca debba semplicemente dominare fiera e serena, ed è questa la principale innovazione, a cui ho lavorato per l'avvenire. Ci sono state epoche in cui i deboli hanno subito i soprusi dei forti e dei ricchi. Altre, democratiche, in cui i forti hanno subito i soprusi dei deboli, accorpati tra loro e alleati nientemeno che ai nuovi ricchi, i signori della finanza. La meritocrazia integrale annullerebbe la sofferenza del forte e trasformerebbe quella del debole in mera subalternità e obbedienza.  Ricordo il detto "La montagna kantiana ha partorito un topolino cristiano". Ora mi sento di aggiungere che "La montagna nicciana ha partorito un eroe solo, pazzo ed infelice"...poiché tale solo può essere la vita di un'umanità che seguisse alla lettera quell'ideale, di già mutuato dai fascismi e fuso con quello socialista, in un ibrido che gli ha consentito di stare in piedi, una volta strutturato in sistema politico, e di produrre efficienza e benessere superiori, ma anche di crollare nel confronto con le soverchianti forze pluto-democratiche che hanno potuto far leva su un quantitativo assai maggiore di persone improntate al pensiero debole. Io credo di aver inserito nel mio ideale il quantitativo di elementi disparati che possano soddisfare lo spirito umano in tutta la sua declinazione di tipi umani.

1 commento:

  1. Addirittura tutta la declinazione dei tipi umani! Ma Io diserto la tipologia e stronco ogni divinità ideale! Risvegliati dunque! Fosti già stato / l'ufficio imprudente

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